Una rana nel salamino: risarciti padre e due figli

Nel salame trovarono impastata una ranocchia: nove anni dopo la stomachevole sorpresa, un cegliese e i suoi due figli sono stati risarciti con 1.500 euro ciascuno. Da quel giorno, giurano, non hanno mai più mangiato un insaccato.
Il risarcimento è stato disposto dal giudice del Tribunale di Brindisi, Maria Consolata Moschettini, al termine di un lungo processo che ha visto citata per danni la ditta produttrice del salamino, con sede a Salara, in provincia di Rovigo.
Nel settembre 2005 la famiglia acquistò in un discount di Ceglie una confezione di salame “Napoli”: salsiccia di puro suino, pulcinella dolce, assicurava l’etichetta. In realtà al momento di affettarlo, il salamino rivelò una sorpresa non proprio appetitosa: una ranocchia stecchita, finita evidentemente nell’impasto al momento della produzione.
Schifati ma determinati, padre e figlio incartarono tutto e si recarono nella caserma dei carabinieri i quali, successivamente, spedirono tutto ai Nas. L’amministratore della ditta produttrice poco tempo dopo venne denunciato per aver messo in commercio prodotti in cattivo stato di conservazione.
Quindi la famiglia cegliese citò in giudizio l’azienda, con tanto di perizia che certificava come da quel giorno maledetto padre e due figli non avevano più avuto il coraggio di mangiare un salame, tanto era stato lo schifo. Con una sostanziosa richiesta di risarcimento: 51 mila euro. Il giudice ha ridimensionato le pretese premiando la forzata astinenza agli insaccati con 4.500 euro.