
Un risarcimento di 1 milione e 235 mila euro è stato riconosciuto dal giudice del lavoro di Brindisi e di recente confermato dal giudice di secondo grado alla moglie e i quattro figli di un operaio morto dopo aver contratto asbestosi e un carcinoma polmonare per esposizione all’amianto sul luogo di lavoro. L’uomo era impiegato in una azienda che operava nel petrolchimico, sia ai tempi della Montecatini che della Montedison, la «Beraud» che è attualmente in liquidazione.
Per il recupero del credito, quindi, gli aventi diritto hanno ora citato dinanzi al giudice civile gli amministratori dell’epoca perchè rispondano personalmente delle conseguenze subite dal lavoratore.
L’uomo morì nel 2005, quattro mesi dopo la diagnosi della malattia che, secondo quanto sostenuto dagli avvocati di parte civile, che seguono i giudizi che sono stati incardinati a Brindisi prima e a Lecce poi, e condiviso dai giudici fu «una conseguenza diretta della mancata adozione di appropriati mezzi di protezione in relazione alla natura delle sostanze cui è stato esposto nel corso del rapporto di lavoro».
Tutto ciò è stato dimostrato da diverse testimonianze di colleghi e da una consulenza tecnica d’ufficio. L’operaio, con mansioni di sabbiatore, verniciatore e spalatore, ha lavorato nel petrolchimico di Brindisi dal 1963 al 1985. In virtù dell’esposizione alle particelle di amianto e di altre sostanze nocive con cui sarebbe entrato in contatto sul luogo di lavoro, aveva già ottenuto il riconoscimento dei benefici pensionistici.