Attentato a Consales, uno ha acceso il fiammifero ma la benzina l’hanno gettata in tanti/EDITORIALE

di GIANMARCO DI NAPOLI

Ora abbiamo un sindaco vittima di un attentato e che probabilmente finirà sotto scorta, due giovani in fuga con il sospetto di aver ammazzato un uomo e ferito il figlio, bande di baby-rapinatori che irrompono nei negozi minacciando persino bambini. Per domani, mercoledì 5 novembre, è stato convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza, e già qualche giorno fa il sindacato di polizia Sap aveva chiesto a Mimmo Consales di insistere su Roma per fare arrivare altri uomini in divisa. Adesso anche lui è finito nel mirino.

Non si faccia però l’errore di buttare tutto nel calderone, di parlare genericamente di “allarme sociale”, magari rovesciando nella centrifuga persino il prete pomicione sospettato di pedofilia e i due che – racconta lui – lo vogliono legnare. Perché si corre il rischio, così come già stanno iniziando a fare i media regionali e nazionali, di parlare genericamente di “emergenza Brindisi”, come se la causa fosse una soltanto e gli effetti una serie di episodi concatenati e con una origine unica.

Si tratta invece di una serie di congiunture determinate da fattori diversi e che non hanno alcun collegamento tra loro, se non una coincidenza temporale.

Prendiamo l’episodio della notte scorsa, l’attentato incendiario contro l’auto del sindaco Mimmo Consales.

L’esperienza del giornalista a capo del Comune di Brindisi, giunta dopo lo scandalo Antonino e la salutare (da tanti punti di vista) gestione del compianto Mennitti, è stata sin dai primi mesi delegittimata da una serie di inchieste giudiziarie che ne hanno fortemente minato la credibilità, prima ancora che egli potesse avviare il suo percorso amministrativo. Uno stillicidio di informazioni di garanzia relative a indagini in itinere e alcune delle quali già notevolmente ridimensionate prima ancora di svilupparsi, che di fatto non sono approdate ad alcun risultato immediato. Ma che hanno fornito all’opinione pubblica l’immagine di un pubblico amministratore inseguito persino dagli inquirenti, e dunque forse corrotto, sleale, indegno di indossare la fascia tricolore e di rappresentare la città.

Sono state proprio le istituzioni le prime a spingere Consales ai margini della vita politica brindisina, a indebolirne l’immagine, a lasciarlo alla mercè dell’opinione pubblica. Persino la sua auto, quella bruciata ieri sera, era finita nel frullatore perché gli investigatori ritenevano che l’avesse acquisita illecitamente attraverso la sua vecchia società, la famosa “News”.

Isolato da quelle istituzioni delle quali il sindaco dovrebbe essere parte integrante, se non determinante, ma anche svillaneggiato dalla politica, stritolato dai doppiogiochismi del Palazzo, messo nelle condizioni di combattere da solo una delle battaglie più difficili degli ultimi anni: quella per salvare la Multiservizi, garantire gli stipendi ai dipendenti bypassando gli interessi, il lassismo e le incongruenze delle ultime gestioni dirigenziali. Una battaglia pericolosa nella quale si ha a che fare con gente esasperata e stanca, i cui animi sono stati spesso manipolati strumentalmente.

Eletto nell’ambito di una maggioranza che nel corso del tempo ha cambiato fisionomia ed equilibri, costretto a rimescolare più volte la giunta perché si può voler essere autonomi finché si vuole ma si rimane sempre ostaggio della politica, da mesi Consales lotta da solo per portare avanti le sue battaglie giudiziarie, amministrative e personali.

Non sappiamo se egli abbia o no commesso reati. Siamo convinti che la prima parte della sua esperienza amministrativa sia stata caratterizzata da superficialità ed errori. Così come siamo anche sicuri che egli abbia fatto la scelta economicamente più stupida della sua vita: quella di abbandonare la “News”, una società che fatturava centinaia di migliaia di euro, oltre al suo lavoro di giornalista, per rimettersi in gioco al timone della città.

La qualità del lavoro dei sindaci viene giudicata al termine del mandato, lui invece è stato giudicato già dall’inizio, in interminabili indagini preliminari piuttosto che nell’assise pubbliche.

Per questo risulta difficile pensare che l’attentato di ieri sera possa essere messo in relazione alle rapine (fenomeno ciclico al quale purtroppo siamo abituati) e all’omicidio di qualche giorno fa (un episodio di inaudita violenza, ma a se stante).

Hanno bruciato l’auto a Consales perché è solo e inviso persino a buona parte di quelli che dovrebbero tutelarlo. Per questo gli attestati di solidarietà sembrano inutili e tardivi.  E conta poco  persino scoprire chi ha acceso quel fiammifero: la benzina l’avevano versata in troppi.