Ecco perché tifiamo per Ines, la mamma che vola dal balcone per non perdere la figlia

di GIANMARCO DI NAPOLI

Ammettiamolo. In un primo momento l’abbiamo presa per madre snaturata. Del resto come potremmo mai catalogare una donna che lancia la figlia dal balcone per portarla via dalla casa-famiglia? Il filmato girato dalla telecamera a circuito chiuso però ci racconta una verità parziale, nella quale lo choc per quel fagottino preso al volo da un uomo in piedi sul cofano anteriore dell’auto fa passare in secondo piano il salto nel vuoto che invece compie per fuggire con la sua bambina. Lei sì che si lancia nel vuoto, con un altro bimbo in grembo, e non per conquistare la libertà ma solo per il sogno di tornare a stare con la figlia.
Come non fare il tifo per una mamma che rischia di morire per non perdere la sua bimba.
Questa è la storia di Ines, la mamma di 23 anni, e di A, nata due anni e mezzo fa da una storia breve e burrascosa. Lei lo aveva fatto già un’altra volta, di portarla via da una casa-famiglia.
Stavano in una struttura della provincia di Brindisi, un giorno trovano della cocaina in una stanza che condivideva con un’altra ragazza, ma lei giura che non fosse sua, che in quella casa già avevano trovato “erba” in passato. Questo però è sufficiente per etichettarla come tossicomane. Quando lascia la casa, perché ha trovato lavoro e il Comune non le paga più la retta per restare, si separa per la prima volta da A. Le promettono che gliela daranno al più presto, ma non succede. E così lei la rapisce la prima volta, in maniera molto meno spettacolare di come farà poi a Ostuni.
Ines la porta in Germania perché ha la fissa che le case-famiglia là funzionano meglio. Sa che nessuno gliela lascerà mai tenere da sola ma almeno vuole un posto in cui stia bene e possa andare a trovarla.
I servizi sociali la contattano e la convincono a riaccompagnare la bimba in Italia: “Se la porti vi teniamo per due mesi in osservazione e poi te la affidiamo”.
Ines la prende e la riporta in Italia, stavolta destinazione la casa-famiglia di Ostuni, dove può vederla una volta alla settimana. Le hanno promesso che saranno solo 60 giorni. Passano invece sei mesi e non cambia nulla. Anzi, lunedì 20 ottobre l’assistente sociale le confida che stanno per dare A in affidamento a una famiglia.
Ines è una ragazza impulsiva. Rimane sconvolta dal rischio di non rivederla più. E scatta il folle piano di rapirla con la complicità del compagno. Il suo uomo ha 40 anni più di lei ed è uno zio del padre di A. Da lui aspetta un altro bimbo che nascerà in primavera. Insieme potrebbero fare progetti per la nuova creatura, ma Ines ama troppo A per pensare di poterla sostituire nel suo cuore.
Il piano è folle e disperato. Con un sms gli dice di piazzarsi sotto la finestra con l’auto. La prende in braccio e scappa verso il balcone ma non la lancia. Lui è in piedi sul cofano dell’auto, lei si sporge giù e gliela passa al volo. La vera follia scatta dopo, la follia di una madre disperata. Il suo uomo ha già messo in auto A, ma lei rischia di essere bloccata e così si tuffa dal balcone, sperando che l’auto attutisca il colpo, cade su un lato del cofano e poi rovina insieme terra. Si alza e fuggono insieme.
Il seguito di questa storia lo conosciamo. Di nuovo la fuga in Germania, con l’utopistica speranza che i tedeschi le diano giustizia, che le mettano a disposizione una struttura nella quale possa vedere A ogni giorno. Ci sono i poliziotti che la inseguono e quelli devono fare il loro dovere perché devono fare rispettare la legge, mica possono interpretarla.
Ma c’è un magistrato, il pm di Brindisi Valeria Farina Valaori, che inquadra la storia come forse solo una donna potrebbe fare: il codice lo fa rispettare, ma comprende che non serve arrestare né Ines né il suo compagno. Non hanno rapito la bimba. Li accusa di “mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice”, di non aver lasciato A nella casa-famiglia cui era stata assegnata. E mamma e figlia sono ancora in Germania mentre la vicenda giudiziaria viene seguita a Brindisi dal legale di fiducia, l’avvocato Riccardo Mele.
E’ probabile che Ines non potrà mai riavere in casa A e adesso la sua follia rischia di farle portare via anche il bimbo che sta per nascere. Eppure ha rischiato quella vita che, così giovane ha in parte già buttato via, perché non voleva perdere per sempre la sua figlioletta.
E in un mondo in cui, in analoghe situazioni di disagio, i figli vengono abbandonati, venduti o peggio messi nelle mani di depravati, il gesto folle, sconsiderato e contro legge di una madre innamorata che si lancia dal balcone per restare con la sua bimba fa tenerezza. E lascia sperare che sia solo il primo passo di Ines verso una nuova vita, della quale la sua A, in qualsiasi maniera, non potrà non fare parte.