Il caffè è caldo nel terminal di Costa Morena. C’è la solita sfilata di presenzialisti che non so che darebbero per farsi inquadrare dalle telecamere. Noi siamo al caldo ad aspettare naufraghi che, ci sia perdonato l’ossimoro, sono “fortunati”, perché li hanno ripescati stamattina e sono già riscaldati e rifocillati. All’una di notte, mentre fuori piove e fa un freddo cane, la mente vola ad alcune decine di miglia più lontano, in mezzo al mare, che chissà che freddo fa e non si hanno notizie, chissà perché li stanno trainando a Brindisi quando erano sotto le coste albanesi, chissà perché nave San Giorgio, una unità in grado di partire in qualsiasi momento nel giro di un’ora sia stata fatta salpare dieci ore dopo il naufragio da Brindisi.
In questo momento in cui decine di giornalisti operatori politici curiosi sono attorno ai tavolini del terminal, a chiacchierare, quelli sono in mezzo al mare, sul ponte, in balia di un cavo di metallo che si spezza a ogni ave maria, ci si chiede cosa diavolo stia succedendo davvero. Se comandi la Marina o la Capitaneria poco importa, se la Norman Atlantic si è incendiata per un camion carico d’olio o per problemi strutturali ora non ci frega. Ma pensiamo al gelo che fa là fuori, a quelli in mezzo al mare e sembra che in questo momento siano nuovamente naufraghi. In balia degli uomini e non delle onde.
Gianmarco Di Napoli