Il “Norman”, un gigante senza vita che rischia di cancellare l’Heleanna. Ma senza i brindisini sarebbe stata ben altra tragedia/Video

di Gianmarco Di Napoli

Un traghetto all’andata è pieno di gente pallida e sorridente che pregusta le vacanze, al ritorno di musi lunghi e abbronzati che rientrano malvolentieri a casa. Il Norman Atlantic, nei suoi cinque anni di vita,  non era stato da meno e anzi – impiegato sulle ricercate rotte per la Sardegna e la Grecia – aveva ben svolto il suo ruolo di dispensatore di felicità e di bruschi ritorni alla realtà. Vederlo sfilare silenzioso e spettrale, piegato su un lato, con le fiancate annerite e senza un’anima a bordo, preceduto da un odore aspro e intenso di bruciato, è stato il più terribile spettacolo che Brindisi abbia vissuto dai tempi dell’Heleanna, ossia 43 anni addietro.

Ora che le furie delle fiamme sono state domate, adesso che il mare ha consentito di ormeggiarlo saldamente alle bitte della banchina di Costa Morena dopo quasi sei giorni di beccheggio in balia delle onde, non si riesce davvero a immaginare che, solo domenica mattina, su quei ponti c’erano centinaia di disgraziati appesi ai giubbotti di salvataggio, altre in mare che cercavano disperatamente di restare vivi sotto, sul ponte 4, quello in cui erano parcheggiati i tir dentro i quali dormivano i camionisti, dio solo sa cosa è successo.

Tra i primi a salire sul relitto, alle 4 di pomeriggio, il pm barese Ettore Cardinali che si è insinuato in alcune zone della nave scortato dai vigili del fuoco. Hanno recuperato la scatola nera, ma nel cuore del Norman ci si potrà avventurare solo tra qualche giorno, quando il fuoco e il fumo, prolungati dall’assenza di ossigeno, saranno consumati. Le vittime potrebbero essere non più di 30, ossia una strage ma di dimensioni meno catastrofiche rispetto agli oltre 200 morti ipotizzati: undici vittime accertate, una quindicina di dispersi e i due marittimi del rimorchiatore albanese falciati da un cavo. Con l’incognita però  di scoprire cosa ci sia davvero nella pancia della nave.

Mentre gli obbiettivi di decine di telecamere macchine fotografiche smartphone sono concentrati sulla carcassa fumante del Norman della quale colgono ogni sussulto, decine di occhi di altrettanti bambini, mogli, mamme scrutano i tre rimorchiatori che scortano il mostro ferito e destinato all’eutanasia. Cercano di scorgere tra gli uomini che si muovono lontani sul pontone del “Marietta Baretta”, dell’Asmara e del Tenax sagome familiari. Sono le famiglie dei 16 marittimi dei rimorchiatori e degli otto vigili del fuoco che da domenica sono rimasti letteralmente avvinghiati al “Normam”, controllando l’incendio, supportando i soccorsi della Marina e infine compiendo una straordinaria operazione di recupero navale, trasferendo a Brindisi nonostante il mare avverso il traghetto e tutto ciò che ancora contiene.

I più provati fisicamente sono i vigili del fuoco, saliti sui rimorchiatori quasi per caso e sbalzati nel cuore di un’operazione di soccorso internazionale, sei giorni in balìa del mare. Dal molo di Costa Morena sono stati trasferiti direttamente in ospedale. Dallo stomaco più allenato i marittimi dei tre rimorchiatori, lo stomaco, ma non il cuore. Perché appaiono quelli più toccati dall’esperienza umana vissuta: tante, tantissime vite salvate, ma altre viste sfilare – impotenti – davanti ai loro occhi.

Pochi di loro erano già nati nel 1971, quando un altro incendio portò morte e disperazione a bordo di un traghetto anch’esso salpato da Ancona e diretto in Grecia. Pure quella nave, l’Heleanna, venne rimorchiata dai Barretta dal cuore dell’Adriatico sino al Castello Alfonsino di Brindisi, proprio come oggi. Vi morirono 34 persone e quella tragedia sino a domenica scorsa veniva ricordata, ogni anno, come la peggiore avvenuta in mare nel dopoguerra. Sarebbe un miracolo se, una volta ispezionata la nave e contati i cadaveri, quella del “Norman Atlantic” non ne spazzi via la memoria.

 (Foto Vincenzo Tasco)

 I video più significatici dell’arrivo a Brindisi del Norman Atlantic e delle testimonianze sulla nostra pagina Facebook.

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