
Le ferite da squalo sul corpo della 53enne tedesca Muller Afroditi, una delle vittime del naufragio del Norman Atlantic, sarebbero post mortem: sarebbe stata attaccata e morsa da un branco di squali ma prima sarebbe stata uccisa da freddo e acqua. Lo hanno appurato i medici legali nel corso delle autopsie.
Questa mattina i medici legali nominati dalla Procura, Francesco Introna e Biagio Solarino, con il biologo marino Lucio Rositani, hanno ultimato l’esame delle nove salme recuperate. La donna sarebbe morta per assideramento seguito da annegamento terminale, e solo dopo il suo corpo sarebbe stato aggredito da un branco di squali.
I medici legali ritengono che i nove naufraghi deceduti, caduti nell’acqua gelida, avrebbero subito una sorta di choc termico, una paralisi che li avrebbe lentamente assiderati, facendo perdere loro i sensi, per poi annegare. Questa mattina sono stati eseguiti anche gli esami diagnostici sul corpo del sacerdote georgiano Omar Kartozia di 27 anni, il quale, per motivi di credo religioso e su richiesta dell’Ambasciata della Georgia, non è stato sottoposto ai tradizionali accertamenti autoptici.
La Procura ha quindi dato il nulla osta per la restituzione delle salme ai familiari. Oltre a quelli del sacerdote e della donna tedesca, tornano ai loro cari finalmente i corpi della 15enne residente in Germania Racha Charif e della donna turca 50enne Havise Savas, dei due autotrasportatori napoletani Michele Liccardo di 32 anni e Giovanni Rinaldi di 34 e dei tre greci Gerasimos Kazantzidis, Sasentis Nikolaus Paraschis e Kostantinos Koufopuolos, rispettivamente di 61, 63 e 57 anni.