La procura di Brindisi ha chiesto il rinvio a giudizio di Raffaele Iaia, l’ex assessore comunale accusato di aver tentato di ricattare Francesca Giglio, la giovane imprenditrice brindisina che due anni aveva organizzato l’evento fieristico “Vetrina espositiva Capitale 43” e dalla quale avrebbe preteso, senza riuscirci, di far effettuare il servizio di vigilanza alla propria agenzia “Ipi investigazioni”: il pm Milto De Nozza ha chiesto il processo per Iaia con l’accusa di tentata concussione. Oltre che per attività non autorizzata di investigazione. Alla sbarra anche la sorella di Iaia, Angela, titolare della Ipi.
Iaia è accusato anche di aver utilizzato la sua agenzia investigativa per svolgere, in modo non autorizzato, attività di “spionaggio” e dossieraggio nei confronti di centinaia di persone. Pedinate, fotografate, schedate su commissione senza che ci fosse alcuna delega. L’udienza preliminare si svolgerà il 16 aprile davanti al gup Giuseppe Licci.
La giovane imprenditrice, proprio attraverso il nostro giornale aveva raccontato il tentativo di concussione patito da Iaia. Nei giorni successivi a quella intervista, Francesca Giglio aveva ribadito la sua ricostruzione alla Digos che aveva istruito un fascicolo. Nel corso di una serie di perquisizioni effettuate presso la sede dell’Ipi erano saltate fuori altre presunte magagne, con la scoperta di centinaia di dossier personali custoditi da Iaia. Insieme a una pistola calibro 9 a canna corta, detenuta illegalmente insieme a 100 proiettili, che Iaia portava con sé illecitamente.
Secondo la ricostruzione fornita dalla Giglio, Iaia aveva cercato di convincerla a “pensarlo per la vigilanza” facendo leva sul suo ruolo di assessore alle Attività produttive. La giovane imprenditrice ha raccontato che l’odierno indagato le disse “O mi fai fare la vigilanza o qualche danno lo faccio”. Non avendo ottenuto nulla, nei giorni successivi Iaia aveva prima telefonato a un dirigente comunale chiedendogli di non autorizzare la piccola fiera, poi scritto una nota al sindaco e al segretario generale segnalando che stava per svolgersi un evento non autorizzato, infine convinto il comandante dei vigili urbani a effettuare controlli meticolosi, sempre prospettando che ci si trovasse dinanzi a una iniziativa irregolare.
L’altro aspetto dell’inchiesta, venuto fuori durante le indagini della Digos, che portarono anche al sequestro dei computer di Iaia, è l’attività di investigatore privato compiuta senza alcuna autorizzazione del prefetto.
(Nella foto, Raffaele Iaia e Francesca Giglio)