I partiti cercano di far fuori Rollo dal Consiglio regionale: ma in 12 si ribellano

Il Tribunale amministrativo di Bari era stato chiaro: la competenza sulla presunta incompatibilità di Marcello Rollo fra la carica di consigliere regionale e quella di presidente dell’Asi di Brindisi, spetta a un tribunale ordinario. Ma il Consiglio regionale non ha voluto aspettare e oggi, a maggioranza, ha votato per la sua decadenza da membro dell’Assise.

Contro l’esponente dell’Udc hanno votato in 24. Ben 16 lo hanno invece supportato. Otto gli astenuti. Un risultato che, al di là dell’esito finale, rivela il sostegno a favore di Rollo da parte dell’Aula. A conti fatti avrebbe dovuto portare a casa solo 4 voti a favore: quelli cioè dei suoi colleghi di partito. E invece ne ha incassati il quadruplo. Indice del fatto che almeno 12 consiglieri di altri partiti non hanno voluto attenersi a quanto imposto loro dai vertici. Hanno votato secondo coscienza, sostenendo la causa di Rollo.

A quale partito appartenga la dozzina di franchi tiratori, non è dato saperlo, dal momento che si è proceduto col voto segreto. Ma non è da escludere che a sostegno della causa di Rollo si sia espressa una buona fetta del Pd. Per il Partito democratico è stato Fabiano Amati ad annunciare l’intenzione di voto favorevole alla decadenza.

Un annuncio quasi simbolico quello di Amati che, da fasanese, ha fatto in modo che un altro fasanese, Antonio Scianaro (Pdl) entrasse in Consiglio al posto di Rollo. Mentre è stato un brindisino, Giovanni Brigante, a caldeggiare la causa di incompatibilità del suo concittadino. Insomma, con una sola mossa Brigante ha privato la sua città di un suo rappresentante, e favorito il centrodestra.
Sul caso Rollo preferisce non alimentare polemiche.

Anzi: “Ho fatto personalmente a Scianaro gli auguri di buon lavoro. Ma non intendo fermarmi e accettare una decisione del Consiglio che non condivido”. E non solo nel merito, ma soprattutto nel metodo: “Quando è stata sollevata la questione di incompatibilità – spiega Rollo – mi sono rivolto al Tar, il quale non mi ha dato né torto né ragione. Ha semplicemente chiarito che competenza della vicenda non è della giustizia amministrativa, ma ordinaria. E questo io ho chiesto al Consiglio regionale: aspettare, così come indicato dal Tar, che sia un giudice a dire se devo o meno lasciare il Consiglio. Invece si è preferito accelerare i tempi, basando la decisione su un semplice parere dell’avvocatura regionale. A me le cose invece piace farle per bene. Per questo, nonostante il voto del Consiglio, oggi stesso ho fatto ricorso. Aspetterò che sia il tribunale a pronunciarsi e a quel punto mi adeguerò. Rispettando la legge, così come è mia abitudine”.