
Tutto rinviato a fine ottobre. Il destino di Termomeccanica, la società che ha preso in gestione gli impianti di termovalorizzazione per rifiuti speciali ed essiccazione fanghi civili dell’Asi nella zona industriale, potrebbe essere deciso fra poco più di un mese. E con esso, il futuro dei 28 operai che da anni attendono di poter tornare sul posto di lavoro. E’ quanto emerso dall’incontro tenutosi questa mattina in Provincia tra i rappresentanti del Comune, i vertici dell’Asi, i rappresentanti sindacali Fp Cgil, Fp Cisl, Uil Trasporti, Uilcem ed Ugl Igiene Ambiente e la società Termomeccanica.
L’ennesimo vertice, di una estenuante trattativa che fino a oggi ha portato solo ad un colossale nulla di fatto. E non a causa, come spesso accade, di incomprensioni o attriti tra le parti. Anzi: mai come in questo caso sindacati, società e istituzioni sono concordi sull’obbiettivo da raggiungere: far ripartire l’impianto.
A creare lo stallo è, invece, la burocrazia. Un muro di gomma contro cui sbatte e rimbalza ogni buona intenzione e che nessuna compagine, per quanto compatta, sembra in grado si scalfire.
Termomeccanica il suo dovere lo ha fatto, presentando il progetto per adeguare il vecchio e inquinante impianto alla normativa sull’ambiente e la sicurezza. A quel punto sarebbe bastato che le istituzioni si esprimessero sul piano, bocciandolo, avallandolo, o chiedendo eventuali aggiustamenti.
E invece nulla: da due anni Provincia e Regione si rimpallano le responsabilità in uno scarica barile consumato sulla pelle degli operai e del territorio.
Due anni solo per stabilire chi debba o meno “guardare” quelle carte. Niente di più. Provincia o Regione? Non se ne esce fuori. I due enti si sono fino ad oggi affrontati a singolar tenzone in una schermaglia, anche aspra, a suon di lettere. Uno scambio epistolare durante il quale Bari scarica tutto su Brindisi e Brindisi ricambia. Il punto è che mentre una parte dell’impianto, quello di termovalorizzazione, è di competenza regionale, l’altro, vale a dire l’essiccatore di fanghi civili, è invece di competenza della Provincia. Essendo però l’impianto un tutt’uno, sarebbe necessaria un’unica autorizzazione.
Tutto questo sfidando non solo la pazienza degli operai, che da gennaio non potranno più godere di alcun ammortizzatore sociale, ma anche della stessa Termomeccanica che nonostante il folle contrattempo continua a mantenere l’impegno preso col territorio. Un impegno da 52 milioni di euro.
Data l’empasse Marcello Rollo, presidente dell’Asi, lancia la sua proposta: “Il 31 ottobre – dice – cerchiamo di far partire con la Provincia almeno l’essiccatore. In questo modo daremo la possibilità agli operai di tornare a lavorare anche si in cassa integrazione. A quel punto la Regione potrà prendersi il tempo che vuole, spero non troppo, per valutare il progetto sul termovalorizzatore e dare l’eventuale via libera”.