“Lei non può essere una bracciante perché ha le unghie troppo curate”, aveva osservato il gip, disponendo l’arresto della donna accusata di spaccio di cocaina. “Non è vero, uso un gel per ricostruirle”, si è giustificata la donna. E il Tribunale le ha creduto, assolvendola.
La discussione, che normalmente avrebbe potuto aver luogo nell’anticamera di un’estetista, è avvenuta in un’aula di giustizia, a Brindisi, dove la signora Anna Lerna, 57 anni, era accusata di essere un pusher. In un muretto vicino casa sua era stata trovata cocaina e in casa aveva poco più di 200 euro che venivano considerati provento dello spaccio.
La signora, durante l’interrogatorio davanti al gip, aveva spiegato che quel denaro lo aveva guadagnato andando a vendemmiare a giornata: “Faccio la bracciante agricola”, aveva detto. Ma il giudice per le indagini preliminari, una donna pure lei (Paola Liaci) non aveva potuto non fare caso alle mani troppo curate e alle unghie perfette di quella donna che sosteneva di andare raccogliere uva: poco compatibili con il lavoro di contadina.
Per Anna Lerna è scattata così la richiesta di rinvio a giudizio. E stavolta l’udienza preliminare si è svolta davanti a un uomo, il gup Maurizio Saso. L’avvocato difensore, Ladislao Massari, ha chiarito che la sua assistita non ha perso la voglia di essere in ordine, nonostante il suo lavoro: “Utilizza un gel che ricostruisce le unghie anche a chi le consuma lavorando nei campi”, ha detto.
Il pm Pierpaolo Montinaro ha chiesto ugualmente la condanna: cinque anni e sette mesi di carcere. Ma il gup l’ha mandata assolta “per non aver commesso il fatto”.
Un’assoluzione, è il caso di dirlo, strappata con le unghie.