Fosse un pregiudicato, un frodatore del Fisco acclarato, uno come Berlusconi insomma, probabilmente Marcello Rollo oggi siederebbe ancora al suo posto, in Consiglio regionale, difeso da una pletora compatta di scudi umani pronti a dimettersi con lui per spirito di solidarietà. Invece no. Per sua sfortuna Rollo è un cittadino e un politico onesto e due giorni fa il Consiglio regionale di cui faceva parte, ha pensato bene di votare a maggioranza per la sua estromissione dall’Assemblea.
Contro di lui, il nulla: nessuna sentenza. Semplicemente i suoi colleghi di centrodestra (ma anche alcuni, pochi, di centrosinistra), ritengono che sussista un vizio di compatibilità tra la sua carica di consigliere regionale e quella di presidente dell’Asi di Brindisi (nonostante la rinuncia all’indennità).
Questa incompatibilità non è stata acclarata da alcun tribunale. L’hanno decisa loro, così, sulla scorta di un parere dell’avvocatura regionale, senza consultare nemmeno un giudice ordinario, così come aveva invece stabilito il Tar di Bari.
Incomprensibile, certo. Ma le stranezze non finiscono qui. Perché il fatto curioso, per ricorrere a un eufemismo, è che a indicare la pagliuzza nell’occhio di Marcello Rollo, è stato il suo concittadino e consigliere regionale Giovanni Brigante. Con tutta la trave.
Proprio lui che, da consigliere regionale, è anche “proprietario” e perfino “procuratore” (vedi visura camerale) di un’azienda (la Brigante srl) con interessi e appalti per grandi società a forte rischio di impatto ambientale (come Enel ed Edipower) su cui vigila quel Consiglio regionale di cui proprio Brigante fa parte. Insomma: controllore e controllato.
Ma per lui evidentemente, l’incompatibilità non vale. Quando un anno e mezzo fa si candidò alla carica di sindaco, conscio del mostruoso conflitto di interessi, promise che avrebbe venduto l’azienda e lasciato tutti gli incarichi. E invece no. La visura camerale della sua azienda lo sbugiarda: il suo nome figura tra i proprietari e fra i procuratori: assieme al resto della famiglia.
Rollo: “Un’assurdità”
“Non mi sarei mai aspettato – dice oggi Rollo – di dover decadere per un semplice parere legale (non giudizio) dato dalla controparte, su una semplice incompatibilità, quando nello stesso momento e nello stesso Paese, c’è chi per gravi motivi e con addirittura una sentenza definitiva, chiede che sia il tribunale di Strasburgo a far valere le sue ragioni. Lì si arriva sino al quarto di grado di giudizio, a me invece, per una banale e presunta incompatibilità (unico caso in Italia), non è stata data neanche la possibilità di ottenere una sentenza di primo grado. E’ assurdo. Tanto ritengo giusta la mia tesi della non incompatibilità, che mi aspettavo solo tre voti a favore (tanti sono i componenti del gruppo Udc) e invece, nonostante noi in Consiglio siamo distanti dal Pd e dal Pdl, ci sono stati 24 consiglieri regionali, su 50 presenti, che di fatto mi hanno dato ragione”.
Doppio stipendio?
“Nei mesi scorsi avevo reso pubblica la rinuncia agli emolumenti dell’ASI in caso di mantenimento del doppio incarico e quindi la mia presenza regionale non avrebbe gravato sulle casse dell’Asi stessa. I cittadini avrebbero risparmiato”.
La trave nell’occhio di Brigante
Sulla domanda circa il perché il consigliere regionale Brigante ha denunciato questa incompatibilità al Presidente della Regione, Rollo ha risposto: “Me lo chiedo da tempo e l’unica risposta che riesco a darmi è che mi sono opposto alla sua candidatura a Sindaco della Città di Brindisi nella nostra coalizione perché già ritenevo la sua figura da consigliere regionale incompatibile e in grave conflitto di interessi. Da Sindaco la situazione sarebbe stata addirittura improponibile perché la sua azienda aveva ed ha interessi e lavora nelle grandi società brindisine quali tra l’altro Enel, Edipower, che devono essere controllate proprio dalla Regione tramite la commissione ambiente della quale lui fa parte. Egli rispose pubblicamente a testate televisive e giornalistiche, delle quali conserviamo le dichiarazioni, che quei conflitti di interesse li aveva annullati vendendo l’azienda e lasciando tutti gli incarichi che aveva ricoperto. Oggi scopriamo che avevamo ragione noi invece a non volerlo candidare”.
Le bugie di Brigante
“Con quanto abbiamo scoperto oggi, avevamo ragione da vendere perché aveva detto solo delle bugie in quanto non è vero che era uscito dall’azienda. Basta fare una semplice verifica attraverso una visura, cosi come fatto da noi ieri, per accorgersi che non soltanto è rimasto socio di quella società che lavora in tutte quelle grandi aziende che dovrebbero essere controllate proprio dalla Regione, ma che al contempo ha addirittura il ruolo di procuratore con poteri paragonabili solo a quelli dell’amministratore unico. Come se questo non bastasse, si è fatto addirittura nominare dal Presidente della Regione nel comitato portuale quando lui stesso ha interessi per lavori nel disinquinamento del porto con la sua azienda.
Dopo questa scoperta e dopo tante bugie, credo che Brigante, lui si, abbia il dovere di dimettersi, per conflitto di interessi, nel rispetto dei brindisi che l’hanno votato, dalla carica di consigliere regionale”.
(foto ilNautilus.it)