La Sfir di Brindisi cambia proprietà. Non tutta però: solo quel 50 percento posseduto fino a ieri dalla società tedesca Ed&Man, costretta nel 2012 dall’Antitrust dell’Unione Europea ad abbandonare lo zuccherificio brindisino per la sua posizione dominante sul mercato continentale.
Per colmare il vuoto lasciato dai teutonici la “Società fondiaria romagnola”, proprietaria dell’altro 50 percento, ha indetto un anno fa una gara internazionale aperta ai maggiori competitor mondiali. E in due hanno risposto all’appello per contendersi la dolce e ricca fetta di torta brindisina.
Da una parte il colosso francese della “Louis Dreyfus”, società leader nel commercio di materie prime; dall’altra, gli statunitensi dell’ “American sugar”, determinati a conquistare gran parte del mercato europeo.
Per sapere chi la spunterà in questa contesa combattuta a suon di centinaia di milioni di euro, non bisognerà che attendere qualche giorno, dal momento che la competizione – gestita dalla Rothshild – resterà aperta solo fino a lunedì prossimo. Tre giorni appena, quindi, per sapere se l’impianto di Brindisi parlerà mezzo francese, o mezzo americano.
Le famiglie romagnole del gruppo Sfir sembrerebbero, a gara ancora aperta, propendere più per un partner a stelle e strisce, persuase come sono dal colossale giro d’affari creato dalla società americana, capace di raffinare in tutto il mondo fino a 6 milioni di tonnellate di zucchero ogni anno.
L’affare sarebbe simbiotico. Ai proprietari italiani dell’impianto brindisino occorre un socio di grosso calibro, pronto a macinare contratti pluriennali in mezzo mondo, senza risentire della volatilità dei prezzi della materia prima. E agli americani, decisi a conquistare il vecchio continente, un impianto affacciato sul Mediterrano quale è quello di Brindisi (il secondo più grande d’Europa con le sue 300mila tonnellate di greggio lavorate ogni anno per 285 milioni di ricavi), è un’occasione irripetibile, da strappare alla concorrenza ad ogni costo.
Quali saranno i vantaggi per il territorio, è facile a questo punto immaginarlo. Gli americani non caleranno in Puglia per poltrire e starsene con le mani in mano. La concorrenza, soprattutto quella griffata Louis Dreyfus, è agguerrita, e per sottrarle ampie fette di mercato bisognerà investire sull’impianto di Brindisi. Con la conseguente assunzione, si spera, di nuova mano d’opera locale.