Oltre 1.000 prof brindisini nel corteo di Bari: riesce la manifestazione contro Renzi/VIDEO

di Daniela Napoletano

Colorata con slogan e musica, ma non per questo meno efficace e dura: la protesta di 25 mila prof e studenti contro la riforma Renzi ha invaso le strade di Bari e ha coinvolto nello sciopero generale nazionale del comparto scuola anche delegazioni provenienti da Basilicata e Calabria.

Più di mille sono arrivati dalla provincia di Brindisi.

Il corteo nel capoluogo pugliese è partito intorno alle 9 da piazza Castello (piazza Federico II di Svevia), per poi dirigersi e sfilare con sottofondo musicale (apprezzatissima la versione rivisitata di “Bella ciao”, che nell’occasione è diventata “Renzi ciao”), quindi tra balli ed esposizione di striscioni e slogan, in via San Francesco d’Assisi, via Latilla, via Quintino Sella, via Gimma, corso Cavour, corso Vittorio Emanuele, e raggiungere infine piazza Prefettura dove si è svolto il comizio conclusivo.

Lo svolgimento del corteo è stato pubblicizzato con una piantina che mostrava le strade del centro di Bari e una locandina sul programma della manifestazione firmata da tutti i sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Fgu Gilda Unams di Puglia, Basilicata e Calabria.

Il corteo si è svolto in maniera tranquilla nonostante l’elevatissimo numero di presenti, non c’è stato alcuno screzio, è filato dunque tutto liscio.

Tra i cori contro la riforma anche quelli dedicati al ministro dell’Istruzione “Giannini, Giannini, non siamo burattini”; mentre tra gli striscioni spiccava quello del Liceo scientifico Fermi-Monticelli di Brindisi” e altri del tipo “Più che la buona scuola è la scuola alla buona” o “Di buona c’è rimasta solo la scuola”.

Al comizio di piazza Prefettura per primo ha preso la parola Gigi Rossi, segretario nazionale della Flc Cgil: “Renzi ci ha definito squadristi… siamo gente che lavora e che rinuncia allo stipendio per salvare la scuola e la democrazia in questo Paese”, tra le prime parole espresse dal segretario Rossi.

Gli interventi sul palco si sono mantenuti tutti sulla stessa linea: “La scuola non è un’azienda, il preside manager non può e non deve passare, sì alla stabilizzazione di tutti i precari”.

Il comizio si è concluso intorno alle 12.20 con la conclusione urlata “Renzi a casa!!!” e approvata alla grande dalla folla.

Nonostante le ragioni della manifestazione, finalizzata a dire un arrabbiato e secco no alla “Buona scuola” di Renzi, chi ha vissuto queste ore nel capoluogo pugliese le ha definite “una festa, un’esperienza bellissima, indescrivibile e unica, proprio perché mai si è vista tanta unione tra sindacati (sembra 40 organizzazioni), insegnanti, genitori e studenti nel combattere contro un decreto assurdo, incostituzionale, antidemocratico”.

In generale le scuole del Brindisino questa mattina sono rimaste chiuse. Gli organizzatori parlano dell’80, 90 per cento delle scuole pugliesi chiuse.

Ancora non ci sono dati ufficiali ma tra i primi ufficiosi parlano di una grandissima adesione allo sciopero da parte dei docenti brindisini.  Chiusi i cancelli del II Circolo San Lorenzo al Centro; una sola classe al lavoro nella media Da Vinci ai Cappuccini; chiuso anche il Liceo sociopsicopedagogico Palumbo di Brindisi dove sembra abbia scioperato il 98 per cento dei docenti; all’Industriale Giorgi pare siano stati presenti dieci-dodici insegnanti con un 90per cento di scioperanti; solo tre docenti presenti al Liceo classico Marzolla di Brindisi; cancelli chiusi anche alla scuola media ed elementare del rione Sant’Elia (probabilmente presenti solo sei docenti); Istituto Comprensivo Santa Chiara chiuso (dirigente scolastica presente e qualche docente); Liceo Scientifico Fermi di Brindisi con scioperanti 95per cento degli insegnanti e 50 del personale Ata. Pare chiuso anche il Fermi di San Pancrazio. Questi dati dovranno essere confermati.

I docenti della scuola “Il Marinaio” del rione Casale di Brindisi invece ieri hanno consegnato ai bambini una lettera in cui spiegavano che oggi avrebbero lottato per i loro diritti “per darvi il meglio che ognuna di noi possa offrirvi e per far sì che la scuola non diventi una ‘sola’ – che in romanesco significa ‘fregatura’ -. 100 euro nostri in cambio dei diritti vostri: diritto alla libertà e diritto allo studio, diritti che voi avete già per il solo fatto di essere nati in Italia e che nessuno deve osare togliervi. Lottiamo, senza violenza, ma solo con una penna in mano. Le penne, si sa, possono cambiare la storia…”.

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