Un detenuto di 53 anni e’ morto la scorsa notte nel carcere di Brindisi per cause naturali. L’uomo, Hadzier Banil, a quanto si e’ appreso era affetto da alcune patologie e sarebbe stato colto da un infarto massivo, stando al referto stilato dai medici della casa circondariale di Brindisi. Lo rende noto il sindacato di polizia penitenziaria Cosp che pone la questione di una revisione della situazione sanitaria negli istituti penitenziari. Nel carcere di Brindisi e’ stato immediato l’intervento, sollecitato dal compagno di cella, degli agenti di polizia penitenziaria che da poco avevano effettuato il giro della conta di mezzanotte. I sanitari del 118 intervenuti non hanno potuto far altro che constatare la morte del detenuto.
Per il sindacato Cosp della polizia penitenziaria sembrerebbe “arricchirsi” il trend negativo dei decessi che avvengono oltre le sbarre. “Parliamo – scrive in una nota il segretario generale del sindacato Cosp, Domenico Mastrulli – di morte naturale dei detenuti in alcuni episodi come questo di Brindisi e ancor prima come accaduto a Trani e altri Penitenziari della Puglia, ma ma parliamo sempre di “morti in carcere”.
“La sanita’ penitenziaria dovrebbe comunque riflettere – si legge nella nota – sulle necessita’ che il mondo carcerario sollecita da circa sette anni, nel 2008, appena dopo l’avvio del decentramento della sanita’ penitenziaria nazionale alle Regioni e alle Asl una maggiore riflessione per spazi sanitari, per la carenza di personale medico, paramedico, per la carenza di strutture e strumentalizzazione aggiornata per carenza anche in alcuni casi di medicinali salva vita”. “Il ministro della Giustizia e della Salute – prosegue Mastrulli – aprano un confronto con le organizzazioni sanitarie sull’apparato sanitario penitenziario e sulla possibilita’ di un rientro della sanita’ regionale in campo nazionale”.