
di Gianmarco Di Napoli
Si lucra anche sulle feci dei cani. Persino le deiezioni canine fanno business, soprattutto se finiscono in discarica come “rifiuti solidi urbani” mentre sono a tutti gli effetti “speciali”: venivano smaltite a tonnellate nella discarica comunale di Autigno gestita dalla Nubile: una macchinazione che consentiva guadagni alla ditta incaricata del trasporto, ai titolari del canile-rifugio dal quale i rifiuti organici provenivano e al gestore della discarica. In più si è scoperto che nel canile in questione, il “Dog’s Village” di contrada Campobasso, gli animali maltrattati e mantenuti in uno stato di totale incuria.
Dodici avvisi di chiusura delle indagini preliminari sono stati notificati dalla Digos di Brindisi e dai carabinieri del Nucleo ecologico di Lecce a imprenditori, trasportatori, titolari del canile-lager e al gestore della discarica. Coinvolto anche il dirigente del Settore Lavori pubblici del Comune di Brindisi (e già dirigente del Settore Ambiente), Fabio Lacinio. Sono indagati con lui: l’imprenditore Rosario Mazzarella, 48 anni, originario di Palermo ma da tempo residente a Brindisi, amministratore unico della “Secom”, la società privata che si occupa della raccolta e smaltimento rifiuti. Con lui alcuni suoi collaboratori: Giovanni Monaco, brindisino di 50 anni, Luigi Donno, brindisino di 58 anni, Carlo Scardia, 45 anni, di Torchiarolo, Francesco Baccari, 59 anni, di San Vito dei Normanni, Rocco Giannini, 52 anni, di Brindisi. Indagati poi il mesagnese Guglielmo Granafei, 59 anni, perito chimico presso il laboratorio di analisi “Servizi chimici ambientali” di Mesagne, Arjana Marksic, 41 anni, montenegrina, titolare del canile-rifugio “Dog’s Village”, e Antonio Regoli, 52 anni, brindisino, gestore/responsabile dello stesso canile. Chiude l’elenco\ Luca Screti, 46 anni, di San Pietro Vernotico, titolare della “Nubile srl”, gestore della discarica comunale di Rifiuti solidi urbani di contrada Autigno.
La vicenda andava avanti sino almeno dal 2012 ed è scaturita da controlli effettuati dalla Digos e dal Noe all’interno del canile dopo. Dalla documentazione acquisita presso la discarica di Autigno risultava un conferimento di decine di tonnellate di rifiuti di piccola ristorazione, cancelleria e pulizia uffici provenienti dal rifugio per cani: una quantità ritenuta eccessiva di “rifiuti indifferenziati” in proporzione a quanto la piccola struttura del canile poteva produrre.
Così gli investigatori hanno scoperto che in realtà con il condice europeo dei rifiuti 20.03.01 venivano spedite in discarica tonnellate di feci dei cani.
Una tipologia di rifiuti che non poteva essere conferita ad Autigno anche perché richiede (comprensibilmente) un particolare stoccaggio essendo a tutti gli effetti considerati “pericolosi”.
Il dirigente comunale Fabio Lacinio sembra avere una posizione marginale nella vicenda essendo indagato per abuso d’ufficio solo per aver stipulato per conto dell’Ente con la Secom di Mazzarella un contratto con cui concedeva all’azienda la possibilità di smaltire ad Autigno rifiuti solidi urbani, tra cui quelli prodotti dal “Dog’s Village” e che appunto dovevano essere residui della ristorazione e delle pulizie, ma non feci di animali. Quindi Lacinio non risulta essere al corrente di come quell’appalto abbia preso una piega tutta diversa. Ma è indagato per aver favorito ingiustamente Secom, a discapito del Comune e della Monteco, la società aggiudicatrice dell’appalto pubblico per la raccolta dei rifiuti solidi urbani.
In realtà però quell’accordo sottoscritto con il Comune viene totalmente disatteso. Perché – scoprono Digos e Noe – invece di conferire rifiuti solidi, Secom, titolari del canile e Nubile si accordano per riversare decine di tonnellate di liquami in discarica. A Secom conviene per rimpinguare gli introiti incassati con i trasporti, a Nubile per aumentare sostanzialemte i prodotti stoccati in discarica e ai proprietari del canile per disfarsi di una tipologia di rifiuto che sarebbe stata molto più costosa da eliminare in maniera lecita.
Così venivano falsificati i documenti di trasporto. Il perito Granafei, con la complicità dei titolari del canile, certificava che i rifiuti in uscita provenivano dalla ristorazione e dalle pulizie dei locali. E invece uscivano tonnellate di sterco in putrefazione. I trasportatori della Secom evidentemente erano consapevoli del contenuto dei camion che andavano a svuotare in discarica. Lo stesso dicasi ovviamente per chi li riceveva, ossia la ditta Nubile.
Effettuando i controlli amministrativi, è venuta fuori forse l’aspetto più truce della vicenda. Nel canile-rifugio infatti gli uomini della Digos, coordinati dal vicequestore Vincenzo Zingaro, e i carabinieri del Noe hanno appurato che i cani venivano trattati in maniera crudele, spesso senz alcun motivo. E che le bestiole erano in totale stato di abbandono e di incuria, in condizioni di sovraffollamento, in assenza di sterilizzazione e dunque soggetti a una continua riproduzione, costretti in ambienti ristretti. Eppure erano preziosi, perché le loro feci erano all’origine del business. Sul quale è stata scritta, forse, la parola fine.