
di Gianmarco Di Napoli
Moira è nel letto sorridente. La grande paura è passata e la mamma Katia e il papà Mario Epicoco la coccolano come una principessa. Lei sorride, scherza e ha la mano sinistra fasciata: sul palmo una bruciatura con la forma della manopola della doccia. E’ l’ultimo terribile ricordo di sabato pomeriggio, prima del buio e della paura. La scarica elettrica l’ha investita passando da quella mano, investendole il cuoricino e uscendo per fortuna dalla mano destra che era appoggiata chissà dove.
“Quando siamo arrivati qui i medici ci hanno dato poche speranze, sembrava quasi che ci volessero preparare al peggio”, ricorda il papà. “Prima temevano che potesse non farcela, poi che comunque avesse subìto danni irreparabili. Invece i medici di Rianimazione sono stati eccezionali, non l’hanno lasciata un attimo, ci hanno creduto fino a quando non l’hanno tirata fuori da quell’incubo. Io e mia moglie non finiremo mai di ringraziarli”.
Per Mario Epicoco è il secondo miracolo in quel reparto. La prima volta fu lui a essere strappato dalla morte. Era il 2008 e fece un bruttissimo incidente con il Motoape: sei giorni di coma, poi il risveglio improvviso, proprio come quello di Moira.
Stamattina, mentre si preparava ad andare in ospedale dove la figlia è stata trasferita in Pediatria, a casa sua hanno suonato i tecnici dell’Iacp che si sono presentati ben quattro giorni dopo l’incidente: “Sono venuti alle 7.20 per fare le foto e si sono accorti che avevo cambiato il salvavita nell’appartamento. Mi hanno pure rimproverato per averlo fatto: come si è permesso di cambiarlo? Ma come facevo a tornare a casa con la mia famiglia sabato? La polizia mi ha detto che se non cambiavo il salvavita non potevamo rientrare ché rischiavamo altre scosse. E così l’ho cambiato a mie spese”. La causa della folgorazione sarebbe un filo di massa che scendeva nella vasca da bagno e soprattutto il mancato funzionamento del salvavita. Ma questo lo stabilirà la magistratura.
La famiglia Epicoco, con i suoi quattro figli (Moira è la secondogenita) vive nell’appartamento Iacp di via Garigliano, rione Perrino, da cinque anni. E fin dall’inizio mamma Katia ha fatto la spola con gli uffici dell’Iacp per chiedere che venisse rifatto il bagno: “Le piastrelle si scollavano da sole, c’erano perdite d’acqua. Ma non c’è stato mai nessun intervento”, racconta Mario.
E quel bagno maledetto poteva essere fatale per la loro piccola. “Mia moglie la sentiva cantare in bagno, poi un urlo e un tonfo. Ha cercato di sfondare la porta, poverina, ma non ce la faceva. Anche il bambino più piccolo ha cercato di aiutarla”.
Ma in questa storia di piccoli miracoli entra in gioco un’altra variabile di quelle che il destino (o per chi è credente il Signore) decide di far intervenire quando non è il tempo: dalla vicina di pianerottolo, un’anziana donna, si trovava per caso un nipote che era andato ad aggiustarle la sveglia sul comodino: “Ha salvato la vita a mia figlia”, il padre be è sicuro. “Era nella casa accanto, mi ha detto che stava sistemando l’ora della sveglia che segnava le 16.10 in punto. Quando ha sentito mia moglie urlare è entrato in casa, ha sfondato la porta del bagno e ha praticato il massaggio cardiaco a Moira. Sono sicuro che senza di lui non ce l’avrebbe fatta”.
L’improvvisato e casuale soccorritore è riuscito a rimettere in moto il cuore della piccola che poi è andato nuovamente in arresto, ma nel frattempo erano arrivati i sanitari del 118 che l’hanno portata in ospedale praticandole nuovi massaggi cardiaci.
Quando c’è stato l’incidente Mario era a pesca subacquea alle Pedagne e ha avuto come la percezione che fosse accaduto qualcosa. “Mi sono sentito all’improvviso strano, era come se avessi freddo. Sono tornato a riva molto prima del previsto e ho sentito il cellulare che squillava. Ho letto “suocera” e pensavo che avesse qualcosa da chiedermi. Invece mi ha detto della bambina e da quel momento non ho capito più nulla”.
In ospedale i medici hanno messo in atto tutta quella dolorosa trafila di comunicazioni che vengono fatte ai parenti per preparare al peggio: le speranze che la bambina sopravvivesse erano ridotte al lumicino e poi c’erano comunque i rischi di danni gravissimi. Ma nel contempo hanno concentrato tutte le loro forze per salvarla. Troppo recente era la tragedia del piccolo Antonio, coetaneo di Moira, annegato nelle acque di Lido Poste.
E così domenica pomeriggio il miracolo. “Era immobile, con gli occhi chiusi. I medici aspettavano e non parlavano troppo. Poi ha avuto un sussulto, ha aperto gli occhi, ma non era cosciente. Allora ci hanno chiesto di entrare nella stanzetta di Rianimazione per provare a capire se davvero stesse riprendo conoscenza, se ci riconoscesse”, ricorda Mario. “Eravamo intorno al letto, ha aperto gli occhi, mi ha guardato: ‘ciao, papà’, e mi ha dato un bacio”.