
Una spedizione punitiva decisa per vendicare il presunto “furto”, durante un rave party organizzato in Puglia lo scorso luglio, di 20 francobolli contenenti droga del tipo Lsd: è quanto, secondo gli investigatori, si è verificato a Francavilla Fontana la sera dell’8 ottobre scorso quando due uomini e una donna, con la complicità di una 19enne del posto, hanno adescato con l’inganno un 25enne barese e dopo averlo condotto in un casolare lo hanno picchiato a sangue, aggredendolo a calci, pugni, colpi di catena e morsi. I tre avevano con sé un pittbull e hanno anche tentato di violentare il giovane al quale hanno provocato diverse fratture facciali, traumi anche alle orbite oculari e mutilazioni alle orecchie. Si sono fermati solo perché disturbati dal passaggio di alcune autovetture. La vittima è stata poi abbandonata in strada, nella zona industriale di Francavilla Fontana dove alcuni passanti hanno segnalato ai carabinieri la presenza di un ragazzo nudo, in stato di incoscienza.
Non è più in pericolo di vita. Secondo quanto appurato dai militari dell’Arma, coordinati dal pm Valeria Farina Valaori, si è trattato di una azione premeditata messa in atto da quattro giovani: oltre alla giovanissima brindisina usata come esca, Miriana Sportillo, posta ai domiciliari, c’è un ventenne di Lecce, Antonio Monaco, 20 anni detto “Il diavolo”, due persone senza fissa dimora, un uomo di 34 anni, Andrea Gennari, detto “Lampadina” e una donna di 30, Roberta Zangoli, detta “Sprilly” entrambi originari del Riminese, rintracciati tra Bologna e Varese dopo approfondimenti investigativi durati appena dieci giorni. Si trovano ora nel carcere di Brindisi. I contatti fra i quattro sarebbero avvenuti su Facebook dove utilizzano i rispettivi soprannomi. Le indagini dei carabinieri, che non hanno potuto inizialmente contare sulle dichiarazioni della vittima per via delle sue gravi condizioni di salute, sono state effettuate attraverso le immagini delle telecamere poste sulla pubblica via, a Francavilla Fontana, e il confronto minuzioso dei dati ricavati dai tabulati telefonici.
“Non è un episodio di disagio giovanile – ha spiegato il procuratore della repubblica Marco Dinapoli – ma un gesto attuato con le modalità operative della criminalità organizzata”.