Potrebbe essere arrivato a una svolta, dopo 22 anni, il giallo della scomparsa di Ylenia Carrisi, la figlia maggiore di Albano e Romina Power. La ragazza sarebbe stata uccisa da un camionista al quale aveva chiesto un passaggio durante il suo viaggio on the road quando aveva 24 anni. Lo rivela il quotidiano “Il Giorno” di Milano.
La svolta arriva grazie alle rivelazioni del presunto omicida, Keith Hunter Jesperson, che già nel 1996 aveva confessato di aver ucciso una ragazza incontrata in una stazione di servizio di Tampa, in Florida. Una ragazza che si faceva chiamare Suzanne. Proprio il nome che Ylenia aveva scelto per sé durante la sua permanenza americana, come ha confermato anche il suo amico, un artista di strada di New Orleans sospettato per un periodo dell’omicidio.
Da allora la polizia americana ha cercato di associare un nome al corpo della ragazza uccisa dal camionista. Con un perito ha ricostruito il volto e la somiglianza finale sarebbe stata incredibilmente fedele con le foto di Ylenia.
Pochi giorni fa i carabinieri di Cellino San Marco sono andati a casa Carrisi e hanno prelevato campioni di Dna da tutti i componenti della famiglia. Un altro reperto arriverà allo sceriffo di Palm Beach da New York, dove al momento si trova Romina Power. I campioni saranno trasmessi al Ris di Roma.
A distanza di più di vent’anni (nel frattempo il tribunale di Brindisi ha dichiarato la morte presunta di Ylenia) ancora oggi non mancano i lati oscuri di questa storia: perché, ad esempio, le spoglie ritrovate ad Holt pochi mesi dopo la scomparsa non sono mai state associate a quella della figlia di Al Bano? Un giallo nel giallo, che solo la scienza, che dal quel 31 dicembre del 1993, il giorno dell’ultimo contatto di Ylenia con la famiglia, ha fatto passi da gigante, potrebbe definitivamente risolvere.