Il marito omicida: “Raffaella mi disse che quel bambino non è mio”. Ma il giudice non gli crede

 “Mi ha detto che non era figlio mio e ho sparato”, così il marito assassino racconta il movente dell’omicidio della moglie, Raffaella Presta. Francesco Rosi ha raccontato al gip che poco prima di fare fuoco la donna gli aveva rivelato che il bambino di sei anni non era suo figlio. Ma il giudice non gli ha creduto.
Scrive il gip Claudiani: “Appare inverosimile che l’evento scatenante sia stata la frase riportata dal Rosi (“questo non è tuo figlio”) detta rabbiosamente e con dileggio dalla moglie”. Raffaella aveva mostrato paura del marito, aveva pregato la sua collega avvocatessa di non intervenire e non denunciare le percosse confidate “perché temeva di essere per questo uccisa”. Le ultime botte, con tanto di foto inviata al fratello, sarebbero di appena otto giorni prima dell’omicidio.
Sul corpo di Raffaella Presta tanti lividi che non lascerebbero dubbi: la quarantenne è stata picchiata. Avrebbe cercato di difendersi e di scappare ma è stata colpita alle spalle. Dalle prime indiscrezioni dopo l’autopsia emergerebbe un quadro drammatico. I due colpi di fucile l’hanno fatta morire dissanguata e sono stati esplosi all’altezza dell’inguine e di una scapola. Il secondo colpo l’ha colpita mentre lei era di spalle.
Tre ore e mezzo di interrogatorio. Interrotto spesso a causa dei malori più volte accusati da Francesco. Rosi ha detto di aver avuto “un blackout della mente, allora ho sparato due volte”. Perché? Si sarebbe trattato di un raptus scatenato da “una grave affermazione” della moglie Raffaella. Poi ha preso il fucile carico tenuto sotto il letto da almeno quattro anni. In vita sua, avrebbe confessato, non aveva mai premuto un grilletto. Dopo è andato a prendere il figlio che si trovava nella stanza del bagno. Lo ha preso in braccio portandolo via senza che potesse vedere niente e consegnandolo a sua sorella che vive in un’altra ala della villa in via del Bellocchio. Infine la chiamata al 112 in cui ha confessato di aver ammazzato la moglie. L’accusa di omicidio premeditato potrebbe decadere.
Oggi a Perugia la camera ardente all’Ospedale Silvestrini. Poi la salma di Raffaella Presta sarà trasferita nel suo paese. Il comune di San Donaci si è dichiarato pronto ad allestire la Camera ardente nella sala consiliare anche se i famigliari vorrebbero Raffaella nella sua casa paterna.