di Gianmarco Di Napoli
Il 23 agosto 1988 la comunità mesagnese è al centro di una breve ma intensa esperienza mistica. Nella casa della famiglia di Pino “il pollaro”, venditore al mercato del paese, si verificano eventi inspiegabili. Una statuetta della Madonna, che si trova accanto a quella di un Gesù coronato, inizia a lacrimare sangue (nella foto un momento di quella lacrimazione). La gente, come accade spesso in questi casi, grida al miracolo e si comincia a radunare e a pregare chiedendo grazia alla Madonna. Il fenomeno si esaurisce in pochi giorni e qualcuno lo collega con la contrastata vocazione sacerdotale del quattordicenne Francesco Caramia, che papà Pino vorrebbe proseguisse gli studi e magari trovasse un lavoro meno faticoso di quello del commerciante. Ma lui vuole a tutti i costi diventare sacerdote. La madonnina non lacrimerà più ma tornerà spesso nella vita di quel ragazzino, determinato a diventare Don.
Il sacerdote, indagato da alcuni giorni per abusi sessuali su minori e dimessosi da parroco di Bozzano, è nato nel 1974 da mamma Rosaria, casalinga, e papà Pino, è il secondo di cinque figli. Consegue la maturità al Magistrale di Brindisi e subito dopo, nel 1996, entra nel seminario di Molfetta.
Il 10 febbraio del 2001, nella cattedrale di Brindisi, monsignor Rocco Talucci lo ordina diacono e collaboratore parrocchiale a San Pancrazio Salentino. Sarà, quella con Talucci, una collaborazione che durerà a lungo. L’arcivescovo lo prende sotto la sua ala protettrice individuando in lui un possibile, valido collaboratore. Nel 2002, a Mesagne, lo ordina presbitero e gli assegna il primo incarico ufficiale, quello di vicario parrocchiale nella chiesa di San Giustino de Jacobis, al rione Bozzano. Nel 2005 Talucci lo chiama a sè come segretario particolare.
Tre anni di attività intensa al seguito della chiesa brindisina, poi l’incarico di parroco in quella stessa chiesa di Bozzano dove Talucci decide di “pensionare” don Francesco De Benedictis, uno dei sacerdoti più fidati del suo predecessore, l’arcivescovo Settimio Todisco.
Poco tempo dopo la storia di don Francesco torna a incrociarsi con quella mistica. Occorre fare un passo indietro. Nel 1992 un ragazzo brindisino di 17 anni, Paolo Catanzaro, sostiene di “vedere” la Madonna in una chiesetta rupestre di contrada Uggio, alla periferia della città. Il fenomeno, amplificato dal passa parola e dai media, coinvolge migliaia di fedeli che iniziano a frequentare la chiesetta e a seguire il ragazzo come un santone. Nel 1994 però l’arcivescovo Todisco lo sconfessa ufficialmente e interdice dai sacramenti tutti coloro che avessero a fare con lui.
Malgrado quella decisione, comunicata a tutti i parroci e ai sacerdoti dell’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni in data 30 agosto 1994, il suo successore Rocco Talucci permette a Catanzaro, senza mai abrogare il provvedimento di Todisco, di fondare un gruppo musicale, i “Signum”, che organizza “concerti di beneficenza” allo scopo di ristrutturare la chiesetta di Uggio che nel frattempo era stata chiusa. A dare sostegno ai Signum di Paolo Catanzaro è don Francesco Caramia che gli mette a disposizione la parrocchia. Nel 2012, quando nella chiesa di Bozzano arriva il quadro della Madonna del Rosario di Pompei sono i Signum a eseguire il concerto-preghiera di musiche sacre. E quando nel 2012 il gruppo pubblica il suo secondo cd, intitolato “Il volo”, è lo stesso Caramia a diffondere una lunga recensione al gruppo che è ormai stabilmente collocato nella parrocchia San Giustino de Jacobis dove offre – così spiega Caramia – servizio nel canto con adulti, giovani e bambini. “Questi ragazzi hanno il merito di aver fatto qualcosa di grande non solo per se stessi, ma anche per tutti coloro ai quali ascoltandolo tornerà il sorriso. Le note e le voci, come i colori, si differenziano l’una dall’altra, ma unite in armonia creano atmosfere meravigliose, suoni perfetti, un’opera d’arte come il mondo creato dal Signore”.
Negli ultimi anni Paolo Catanzaro ha deciso un radicale cambiamento di vita, mettendosi alle spalle il gruppo e le apparizioni di Uggio. Nel 2014 si è sottoposto a intervento chirurgico e ora non si chiama più Paolo ma Sveva, si è sposata con Francesco e vive a Roma dove sta girando un film che racconta la sua storia. Nel frattempo è andata anche alla “Vita in diretta” per raccontare una parte della sua esistenza e ha spiegato di aver trovato finalmente la sua giusta dimensione.
Per don Francesco Caramia invece sono giorni meno felici. Dopo la denuncia presentata da un pediatra, è indagato dal pm Milto De Nozza per abusi sessuali commessi su un ragazzino di 11 anni. Il parroco si è dimesso provocando reazioni opposte, ma i suoi ex fedeli (o almeno una parte di loro) sono convinti della sua innocenza. Ha nominato un legale, l’avvocato Giancarlo Camassa, lo stesso che accompagnò monsignor Talucci in procura quando l’ex arcivescovo di Brindisi venne interrogato sulle accuse di pedofilia a un altro sacerdote, don Giampiero Peschiulli. Il legame con l’anziano prelato non si è mai sciolto.