Assenteismo, 36 condannati ancora in servizio nella Asl di Brindisi

Ci sono 36 fra medici, infermieri, fisioterapisti, tecnici e addetti amministrativi alle dipendenze della Asl di Brindisi, condannati per assenteismo lo scorso giugno e che sono tutti ancora in servizio, fatta eccezione per chi e’ andato in pensione. Uno di loro, un medico, ha anche avuto una promozione. I dipendenti sono stati condannati a pene comprese fra i 3 anni e sei mesi di reclusione. La Asl ha avviato procedimenti disciplinari gia’ all’epoca dell’esecuzione di 26 ordinanze di custodia cautelare, ma li ha poi ‘congelati’ in attesa della sentenza definitiva.
“I procedimenti disciplinari sono stati riaperti – ha dichiarato all’ANSA il direttore generale della Asl, Giuseppe Pasqualone – ma non ne conosco con precisione lo stato di avanzamento”. Non e’ stato ancora valutato, a quanto emerge, se le nuove disposizioni previste dalla riforma Madia potranno avere effetto anche a Brindisi. I dipendenti pubblici finiti sotto processo erano stati filmati nel 2009 e nel 2010 da telecamere nascoste dai carabinieri dei Nas, posizionate all’ingresso della sede del distretto di via Dalmazia, dove si offrono servizi di prenotazione ma anche visite specialistiche. Dalle immagini, poi proiettate in aula nel corso dell’esame dei testimoni dell’accusa, sostenuta dal pm Milto Stefano De Nozza, si scorgevano almeno due addette alle pulizie timbrare i badge di ingresso e uscita dal posto di lavoro anche per altre persone.
Nelle motivazioni della sentenza il giudice monocratico Giuseppe Biondi ha in seguito analizzato ogni singola posizione, attribuendo un rilievo di maggiore gravita’ ai medici coinvolti a uno dei quali, un odontoiatra, e’ toccata la pena massima inflitta: 3 anni di reclusione. Un altro dirigente medico, un oculista, anch’egli condannato, ha ricevuto di recente un incarico di alta professionalita’. Le sentenze di primo grado sono state impugnate: si attende la fissazione dell’Appello. Alla Asl e’ stato riconosciuto il risarcimento del danno patrimoniale, provocato dalle assenze dei lavoratori, ma anche un danno di immagine: il giudice ha infatti rilevato che il personale aveva agito sempre “alla luce del sole”.