Le accuse rivolte al sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, e che questa mattina ne hanno portato all’arresto, possono essere suddivise in due percorsi, il primo di natura giudiziaria, il secondo (forse più grave) incentrato sulle conseguenze che la città e i brindisini avrebbero pagato. La procura sostiene che Consales avrebbe accettato da Luca Screti, amministratore della Nubile, denaro per fare fronte ai propri, cospicui, debiti personali, consentendo all’azienda di gestire il ciclo di smaltimento dei rifiuti senza rispettare le norme ambientali (corruzione). Ma l’inciucio tra il primo cittadino e l’imprenditore sarebbe la causa delle ripetute emergenze rifiuti avvenute negli ultimi anni sino a paralizzare la città e soprattutto sarebbe il motivo dell’aumento sconsiderato della Tari che ha portato Brindisi in cima alla classifica italiana della spesa pro capite.
Consales, cui sono stati concessi gli arresti domiciliari, è accusato di corruzione. In carcere è finito invece il suo presunto corruttore, Luca Screti. Domiciliari anchr per Massimo Vergara, commercialista della Nubile, l’uomo materialmente incaricato di versare le “tangenti” pagate direttamente al Fisco per sanare il debito di Consales. Le ordinanze sono state richieste dai pm Giuseppe De Nozza e Savina Toscani, e firmate dal gip Giuseppe Licci.
L’indagine sulla corruzione è stata effettuata (ha spiegato il procuratore Marco Dinapoli) senza intercettazioni telefoniche, ma sulla base di documenti esaminati dalla Digos e sulla scorta di numerosi interrogatori. Sono state tracciate numerose telefonate attraverso i tabulati ed effettuate anche numerose perquisizioni.
L’indagine ha avuto inizio da un’altra inchiesta, quella sulla News, l’agenzia di stampa un tempo di proprietà di Consales cui venne concessa la proroga dell’appalto dallo stesso sindaco, appena insediato.
Nel corso di questa indagine è stata esaminata la situazione di Mimmo Consales e sono emersi oltre 300 mila euro di esposizione con il Fisco.
Si è andato così a cercare come era stato affrontato questo debito e si è scoperto che il pagamento era stato rateizzato e la prima rata era stata pagata da un dipendente di Equitalia che aveva versato sul proprio conto corrente personale 6.600 euro in contanti, facendo emettere poi un assegno circolare con il quale era stata quietanziata la rata. Una procedura non solo singolare ma anche illecita.
Così si è scoperto che sei rate di questo debito erano state pagate in modo molto opaco, l’ultima delle quali dallo stesso Consales all’ufficio postale.
I conti correnti di Consales esaminati dagli investigatori non spiegavano come potessero esserci soldi in entrata e in uscita. Così si è sospettato che quei soldi fossero di provenienza illecita.
La procura ha disposto alcune perquisizioni che hanno consentito di verificare la vicinanza tra Consales e Screti. Il capo ufficio amministrativo della Nubile, Vergara, aveva stranamente fornito il denaro per estinguere i debiti di Consales. Così è stato ipotizzato che questi soldi provenissero dalle casse della Nubile. Ma per quale motivo l’azienda aveva motivo di “donare” soldi al primo cittadino?
Gli investigatori si sono così messi alla ricerca di contatti tra Nubile e Consales e hanno ottenuto parecchi elementi convergenti che hanno dimostrato che non c’erano solo numerosi contatti telefonici ma anche vari incontri riservati durante i quali il sindaco aveva portato documentazione relativa alla biostabilizzatore dicontrada Pandi. Incontri considerati al di fuori dei compiti istituzionali di Consales.
Nei computer della Nubile è stato trovato un progetto che il sindaco aveva inviato alla Regione e che aveva mandato come se fosse del Comune ma in realtà era stato prodotto dai tecnici di quell’azienda.
La Digos ha visionato l’iter dell’impianto di biostabilizzazione e scoperto che per anni esso non era entrato in funzione perché realizzato con tecniche ormai obsolete e aveva bisogno di essere ristrutturato. Il vecchio impianto era a flusso separato, con la frazione umida verso il cdr, e quella asciutta su un’altra linea in discarica. L’impianto non era dunque più a norma perché esso invece dovrebbe essere a ciclo unico perché tutti i rifiuti vanno biostabilizzati per ridurre la carica batterica. Ma era necessario molto denaro per adeguarlo. Inoltre il capannone non era isolato e mancavano le prestazioni delle garanzie che sono molto costose e la Nubile non era in condizione di produrle nonostante numerose diffide.
Nonostante questi impedimenti, nel novembre 2013 l’impianto viene messo in funzione con un’ordinanza d’urgenza emessa dal sindaco Consales il quale in questa maniera aggira ogni controllo.
Ma – rileva la procura – non esistevano né esigenze di eccezionale urgenza necessarie per un’ordinanza del genere, né era stato stabilito un termine per la messa in funzione, cosa prevista per legge.
E il sindaco non ha mai ritirato l’ordinanza nonostante un accertamento disposto alla procura. Nell’impianto restava molto cdr non venduto perché di cattiva qualità perché il rifiuto era umido.
Anche l’area tecnica del Comune di Brindisi ha effettuato propri accertamenti, contravvenendo alle indicazioni di Consales.
E si è scoperto in che modo la Nubile riusciva a incassare più soldi: per conferire una maggior quantità di rifiuti in discarica, prima di arrivare al setaccio con il nastro trasportatore i rifiuti venivano sminuzzati irregolarmente per aumentare la quantità destinata alla discarica.
In questo modo la percentuale del rifiuto avviato in discarica risultava quattro volte superiore, mentre il cdr (che non rendeva nulla perché qualitativamente pessimo proprio per l’inadeguatezza dell’impianto) era ridotto a un quarto.
Siccome la produzione era aumentata, la permanenza nelle celle era dimezzata (7 giorni invece di 14). Il risultato è un utile di 3 milioni 200 mila euro per ma Nubile mentre per il Comune un aggravio dei costi di 500 mila euro solo nel 2014 (cosa che ha portato all’aumento della Tari a carico dei cittadini).
Consales ha ritenuto in ogni caso di non revocare il contratto che è stato invece poi bloccato dal commissario.
“Noi pensiamo di aver dato una spiegazione documentata sull’emergenza rifiuti che si è verificata nel Comune di Brindisi”, ha spiegato Dinapoli.
La ciliegina final: nel mese di dicembre 2015 il Comune ha prelevato 50 mila euro per pagare gli ex dipendenti della Nubile: non c’era nessun titolo per farlo visto che il contratto era stato revocato. Ma Consales lo ha fatto.
In tutto sono sei le rate pagate da Vergara per circa 30 mila euro, pagamenti interrotti dopo le perquisizioni del novembre 2013. Sulla provenienza di quei soldi Consales non ha mai voluto fornire spiegazioni.
Ultimo tassello, inquietante: c’era stata una segnalazione antimafia da Milano nei confronti della Daneco, azienda che fungeva da garante nei confronti della Nubile. Nonostante la segnalazione, uno dei primi atti di Consales fu quello di avallare l’appalto non tenendo conto della segnalazione antimafia.
Il sindaco, assistito dall’avvocato Massimo Manfreda, sarà interrogato nei prossimi giorni. Si attende la sua decisione sull’eventualità di rassegnare le dimissioni da primo cittadino.