di Gianmarco Di Napoli
Mimmo Consales, se le accuse saranno confermate, passerà alla storia come il sindaco più casinista della storia d’Italia. Perché neanche Totò e Peppino, forse, avrebbero potuto ordire un meccanismo talmente scriteriato di dazioni illecite di denaro. Ma sembra che nessuno dei suoi collaboratori al ramo si sia accorto di nulla. Un sindaco casinista (e forse corrotto) circondato da chi, per colpa o per dolo, non lo ha fermato. E ora cade dalle nubi.
Ricapitoliamo: la “tangente”, secondo la procura, sarebbe stata pagata in comodi versamenti mensili da 6.200 euro che il corruttore (il titolare della Nubile) liquidava al sindaco non con un bonifico telematico su un conto corrente bancario alle Isole Cayman, ma spedendo un suo dipendente da Equitalia a saldare in contanti i debiti del primo cittadino.
Come strategia criminale è come se un tizio decidesse di andare a compiere una rapina con la sua auto di famiglia e lasciasse per giunta il suo biglietto da visita al cassiere.
Non solo però il pagamento avveniva con le medesime precauzioni di quello che voleva comprare la fontana di Trevi, ma anche i benefici che ne derivavano a Luca Screti erano talmente sfacciati che sembra impossibile che al Comune vivessero tutti nel mondo dei balocchi: tecnici, dirigenti, funzionari, assessori al ramo. Stamattina tutti in piazza Matteotti a esclamare: “Oh”, come i bambini di poviana memoria.
La Nubile faceva i propri comodi e nessuno a Palazzo di città sapeva, le strade periodicamente si insozzavano di tonnellate di mondezza e dal municipio partivano solo rassicurazioni e promesse, aspettando che la buriana finisse. Se la prendevano al massimo con i netturbini che, poveracci, non c’entravano nulla. Poi aumentava la Tari, con i brindisini che pagano la raccolta di rifiuti in una città sporca come poche, al prezzo più alto d’Italia. E anche qui nessuno, tra quelli che avrebbero dovuto controllare, ci trovava nulla di strano. Nessuno si chiedeva come mai i costi lievitavano e la spazzatura pure.
Il “piano” ordito da Consales aveva la stessa struttura criminale di un film di Mel Brooks, anche se la storia qui non fa per nulla ridere. E infatti la procura non ha dovuto neanche ricorrere alle tecnologie di cui dispongono oggi i moderni investigatori per ricostruire i passaggi di denaro. Non intercettazioni telefoniche o ambientali, nessun viaggio nei paradisi fiscali alla ricerca di introvabili tesori (vedi caso Antonino). E’ stato sufficiente guardare due conti correnti, acquisire i tabulati telefonici e scambiare quattro chiacchiere con l’uomo di cui Consales si fidava di più. L’ex capo del suo staff, Cosimo Saracino, ha vuotato il sacco un istante dopo essere stato convocato dalla Digos, riempiendo pagine di verbali: il testimone chiave dell’inchiesta. E persino qui il sindaco ha dimostrato scarso talento “criminale” affidandosi a un collaboratore per custodire i suoi segreti.
Ancora una volta a Brindisi è stata la magistratura a dover togliere le castagne dal fuoco, sobbarcandosi quei compiti di controllo che la politica e la pubblica amministrazione non hanno saputo, ma soprattutto voluto, svolgere. Consales avrebbe intascato i soldi e favorito la Nubile a insaputa di tutti. Trentamila euro rispetto ai tre milioni 200 mila che avrebbe fatto guadagnare a Screti. Una sproporzione così netta che apre legittimi interrogativi. Saranno transitati altri soldi al sindaco, o magari a qualcun altro? I magistrati hanno annunciato sinistramente che “le indagini non sono chiuse”.
Nel frattempo il re è rimasto nudo. E anche solo. Tra le decine di note giunte alle redazioni mentre ancora erano in corso le perquisizioni (lo stile avvoltoio è una tipicità del politico brindisino) non ce n’è stata una con la quale in qualche maniera si esprimesse un minimo di solidarietà a Consales e (si dice così?) fiducia nell’operato della magistratura. E’ stato scaricato da tutti, compresi i suoi amici del Pd brindisino, nell’istante in cui alla sua porta – alle quattro del mattino- ha bussato la polizia, con telecamera al seguito, pronunciando la frase: “Signor sindaco, buongiorno, sono il dirigente della Digos, piacere”. In casi come questi la solidarietà e un briciolo di speranza che si possa trattare di un errore giudiziario la si concedono anche al peggiore bandito. E invece nessuno ha speso una parola in suo favore, neanche di umana pietà.
Al contrario si è assistito al patetico coro degli “ve l’avevo detto io”, aperto dal governatore Michele Emiliano, lo stesso che aveva sostenuto la candidatura di Consales e che a un certo punto (da vecchio ex magistrato della procura di Brindisi) “annusando” l’aria di tempesta, aveva iniziato a seminare prove del suo avvenuto e tempestivo ravvedimento. Culminato questa mattina con un tweet che ricordava il tizio delle pompe funebri che suona alla porta quando ancora il moribondo deve tirare le cuoia, per assicurarsi la titolarità dei funerali.
Le opposizioni, figurarsi, hanno banchettato contendendosi brandelli di momentanea celebrità con improvvisate lezioni di politica tenute persino da personaggi plurinquisiti che non hanno resistito all’occasione di poter trovarsi, per una volta, dall’altra parte della barricata.
Un altro tizio, che nei mesi scorsi spesso si accompagnava con il sindaco ricevendone dichiarati benefici, ha preso in mano la rubrica telefonica e ha cominciato ad accreditarsi come il prossimo primo cittadino di Brindisi.
Nel calderone siamo finiti anche noi giornalisti perché Consales è stato anche e soprattutto uno di noi. Un vero clima da picnic ha accompagnato la vigilia della conferenza stampa in Procura, nonostante ci si apprestasse a raccontare l’arresto di un collega che comunque in 40 anni di carriera ha raccontato, nel bene e nel male questa città, meritando, forse, un po’ più di rispetto umano.
Questo non significa che Consales, se ha effettivamente commesso quei reati, debba essere trattato in maniera privilegiata. Anzi, se esistesse una giustizia modulabile, dovrebbe pagare anche di più. Perché aveva la responsabilità di guidare la crescita civile di questa città e sembra l’abbia buttata al vento per quattro soldi. Ma soprattutto lasciando Brindisi, la nostra Brindisi, nelle mani di chi è rimasto. Ossia del nulla.