
Don Francesco Caramia, ex parroco della chiesa di Bozzano, ha arruolato la criminologa Roberta Bruzzone per tentare di smontare le accuse del ragazzino che voleva fare il chierichetto e che il sacerdote avrebbe costretto a subire atti sessuali, persino picchiandolo.
E ieri mattina, al primo piano del palazzo della Procura, in un’aula blindatissima e con le porte sbarrate, il ragazzino è stato chiamato a confermare le confidenze fatte a un’amichetta e da questa fatte giungere sino al pediatra che ha poi presentato la denuncia. Nel corso dell’incidente probatorio, al quale ha partecipato lo stesso sacerdote mesagnese, la presunta vittima ha confermato le accuse, raccontando di atti sessuali subiti e successive minacce, schiaffi e spintoni subiti dal prete affinché non rivelasse l’accaduto. Don Caramia avrebbe promesso al ragazzino che se si fosse confidato con qualcuno egli si sarebbe adoperato per far perdere il lavoro al padre o la casa.
Le circostanze sono state confermate, pur se con qualche imprecisione relativa ai tempi, anche dall’amichetta del ragazzino. In aula la pubblica accusa era rappresentata dal pm inquirente, Milto De Nozza, mentre il gip era Maurizio Saso. L’incidente probatorio farà parte integrante dell’udienza preliminare che si svolgerà nel prossimo mese di marzo.
Il ragazzino all’epoca dei fatti (avvenuti tra il 2007 e il 2008) aveva nove anni e desiderava diventare chierichetto. Don Francesco avrebbe imposto al ragazzino una sorta di “pedaggio”. Questa è la tesi sostenuta dal ragazzino, che oggi ha 16 anni, e che la difesa (avvocato Giancarlo Camassa) ha tentato di smontare con l’ausilio della più nota criminologa italiana.