Luperti risponde per la prima volta a Emiliano: “Basta infangare il mio nome, mio padre è morto vent’anni fa. Stavolta lo denuncio”

di Gianmarco Di Napoli

“Se sono davvero un bandito, un mafioso, che mi arrestino i magistrati. Ma ora Emiliano deve smetterla di infangare il mio nome”: Lino Luperti, ex assessore all’Urbanistica, per la prima volta decide di parlare e di rispondere al governatore che da mesi lo indica come la prova vivente dei legami tra la Sacra corona e il Comune di Brindisi. Al punto che persino ieri, in Commissione antimafia, il governatore ha messo a verbale: “E’ figlio di Salvatore Luperti, capomafia Sacra Corona unita, assassinato nel luglio del 2000 e anche il cui nonno morì ammazzato. Il fatto che fosse stato candidato nelle liste del Pd e che avesse assunto il ruolo di assessore all’Urbanistica nel comune di Brindisi, pur non avendo particolari competenze sul settore, mi aveva fortemente preoccupato”.
Luperti, ma lei ha ancora la tessera del Pd?
“Certo, nessuno me l’ha mai ritirata. Ora aspetto che Emiliano mi espella dal partito e deve mettere per iscritto che sono un mafioso”.
Ma lei l’ha mai incontrato?
“Certo, a Fasano, il giorno precedente alle primarie per la sua candidatura a presidente della Regione Puglia, in una convention organizzata da Fabiano Amati”.
Le disse qualcosa?
“Mi abbracciò, mi disse sorridendo che sul mio conto avevano buttato con lui quintali di fango. E poi che aveva conosciuto mio padre e che, a suo modo, era stato un galantuomo”.
Lo ha votato?
“No, ho votato Dario Stefano. E non me ne pento”,
Come mai da mesi la indica come la mela marcia, il collante con la criminalità organizzata?
“Guardi, bisognerebbe chiederlo a lui. Anzi presto lo faranno i magistrati visto che ho intenzione di querelarlo. Stavolta non sto zitto. Ho subìto per mesi questo attacco senza senso, mi hanno consigliato di non reagire, di lasciarlo parlare, mi hanno promesso che qualcuno avrebbe preso le mie difese”.
Lei ha mai avuto grane giudiziarie?
“Nessuna, neanche una multa. E questa storia che venga puntualmente buttato in pasto all’opinione pubblica il nome della mia famiglia è gravissimo. Mio padre e mio zio sono morti vent’anni fa. Quella famiglia Luperti non esiste più. Ha pagato tragicamente le scelte di vita e gli errori commessi”.
E suo padre che rapporto ha avuto con lei?
“Mi ha sempre detto: Lino, devi stare lontano da questa vita. Mi ha obbligato a studiare. Voleva che imparassi dai suoi errori: la cosa più bella è la libertà, mi diceva. E’ morto da tanto tempo e non smetterò mai di ringraziarlo perché nonostante i suoi mille errori ha voluto che suo figlio diventasse una persona diversa, onesta, pulita”.
Come mai, secondo lei, Emiliano continua a darle del mafioso?
“Non ne ho proprio idea. Quando sono stato eletto consigliere comunale con il maggior numero di suffragi io non volevo fare l’assessore. Mi sarebbe spettato l’incarico di presidente del Consiglio comunale, un ruolo istituzionale. Il mio partito, ossia il partito di cui Emiliano era ed è presidente, insistette perché io accettassi il posto in giunta. Mi chiamavo Luperti anche allora ed Emiliano avrebbe dovuto parlare all’epoca. E invece condivise quella scelta”.
E invece da ieri il suo nome è nei verbali della Commissione antimafia. Emiliano ha paragonato Brindisi a Foggia e lei è quasi alla stregua dei banditi dauni.
“A differenza di altri personaggi che Emiliano continua ad avere come suo punto di riferimento all’interno del partito, io non sono mai stato arrestato né ho avuto problemi di droga. Lui sostiene di aver svolto indagini sul mio conto. Ma è il governatore o continua a fare il magistrato? E se ha degli elementi concreti che li tiri fuori, invece di continuare a infangare il mio nome e quello della città”.
Quali sono le reazioni delle persone che le sono vicine?
“Lavoro per una multinazionale con un ruolo importante (la Basell, ndr), sono molto stimato dai colleghi e dai miei superiori. Continuano a leggere le periodiche accuse di Emiliano, mi guardano e mi chiedono: ma come è possibile? Sei una brava persona. Ma è ovvio che questo continuo mettermi gratuitamente in cattiva luce danneggia anche la mia immagine professionale. Per questo intendo querelare Emiliano. Non ha il diritto di distruggere la mia vita”.
Luperti, ha deciso di chiudere con la politica?
“Non ci penso nemmeno. Il fango che sta gettando Emiliano contro di me, ma anche contro la mia città, merita che io continui a combattere non solo per l’affermazione della mia totale onestà, ma anche per proseguire quella che era un po’ la missione della mia vita. Portare un giorno un fiore sulla tomba di mio padre e sussurrare su quella lapide, pieno d’orgoglio: “Papà, hai visto? Ho dovuto faticare il doppio, ma alla fine ci sono riuscito. I Luperti sono una famiglia per bene, puoi riposare in pace”.