“La mia odissea a caccia della pillola del giorno dopo”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una giovane donna brindisina che racconta la sua avventura notturna a caccia della “pillola del giorno” dopo.

Salve redazione di Senza Colonne,  sono una ragazza di Brindisi e vorrei raccontarvi cosa mi è successo mercoledì 9 ottobre 2013.
L’altro ieri, verso le 21, avendo avuto un rapporto sessuale con rottura del  profilattico, mi sono recata con il mio compagno presso una farmacia della  nostra città, Brindisi, per sapere come comportarci per avere la “pillola del  giorno dopo”. Era la prima volta che ci succedeva e spaventati non sapevamo a chi  rivolgerci. I farmacisti sono stati molto gentili e ci hanno detto di rivolgerci alla  guardia medica presso l’ex ospedale “Di Summa”: lì ci avrebbero dato la  prescrizione e poi saremmo potuti passare nuovamente dalla farmacia a ritirare  il farmaco.
Questo perchè la “pillola del giorno dopo” in Italia può essere venduta solo  con ricetta nominale non ripetibile prescritta da un medico. Alle 21:15 circa siamo arrivati alla guardia medica: sono stata accolta col mio fidanzato da una Dottoressa e da un uomo senza camice che non so se è o
meno un medico; ho esposto la situazione e la Dott.ssa si è rifiutata di  fornire la prescrizione richiesta invocando l’obiezione di coscienza. Mi è  stato solo detto che essendo successo da poco avevo tempo (la pillola può essere presa entro 72 ore), che mi sarei potuta rivolgere al consultorio la
mattina successiva (ammesso, parole sue, che ci fosse il ginecologo) e che non  ci sono ancora studi sulle conseguenze a lungo termine della pillola e per quello che ne sa lei potrebbe portare addirittura al cancro.
Sono quindi stata mandata via dopo un approssimativo calcolo del periodo del  mio ciclo “ma si..essendo l’undicesimo giorno dovresti stare tranquilla, sono  poche possibilità che tu sia fertile adesso” e senza alcun documento  rilasciato, senza assumersi la responsabilità del suo rifiuto mediante  l’indicazione per iscritto del rifiuto su un documento che indicasse la mia  richiesta di prestazione.
Ora, ieri non potevo saperlo ma quello che mi è stato detto dalla Dott.ssa  (purtroppo non ho avuto la prontezza di spirito di chiedere il suo nome) è del  tutto sbagliato. Dire che essendo passate poche ore dal rapporto a rischio posso anche  aspettare vuol dire non dare le giuste indicazioni dato che la tempestività è l’aspetto principale nell’assunzione  della pillola del giorno dopo: il farmaco in questione  va infatti assunto entro e non oltre le 72 ore successive ad un rapporto non protetto, pena la sua perdita di efficacia. In pratica la distanza di tempo trascorsa tra il rapporto a rischio e la somministrazione della contraccezione, raddoppia ogni 12 ore il rischio di un concepimento indesiderato. Per quanto riguarda invece l’obiezione di coscienza va specificato che la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo: è un metodo di contraccezione post-coitale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ribadito che la pillola del giorno dopo è anti-ovulatoria, quindi contraccettiva. Per questo motivo l’obiezione di coscienza, così come prevista dalla legge 194, non si estende alla pillola del giorno dopo  in quanto non si tratta di farmaco abortivo, ma contraccettivo.
L’obiezione di coscienza è permessa dall’art. 9 dalla legge 194 del 1978 e recita «Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 e agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione. La dichiarazione dell’obiettore deve essere comunicata al medico provinciale e, nel caso di personale dipendente dell’ospedale o dalla casa di cura, anche al direttore sanitario, entro un mese dall’entrata in vigore della presente legge o dal conseguimento dell’abilitazione o dall’assunzione presso un ente tenuto a fornire prestazioni dirette all’interruzione della gravidanza o dalla stipulazione di una convenzione con enti previdenziali che comporti l’esecuzione di tali prestazioni».
L’articolo continua trattando alcune eccezioni alla possibilità di non prendere parte a procedure abortive, ma questo non è di nostro interesse. L’oggetto della legge dovrebbe già farci riflettere: la legge 194 parla di interruzione di gravidanza, di aborto… non di contraccezione! Ma la pillola del
giorno dopo è un contraccettivo.
La nostra odissea è terminata al Pronto Soccorso dell’Ospedale Perrino di Brindisi: sono stata visitata da una ginecologa che mi ha finalmente prescritto la pillola non senza però prima farmi una ramanzina su come mi sono trovata in quella situazione e che lei alle 23 (oramai si era fatto tardi) era alla fine della sua giornata lavorativa e potevo aspettare ancora qualche ora senza disturbare chi  ha appena fatto nascere un bambino (era anche lei un’obiettrice di coscienza ma per legge ha dovuto farlo..almeno lei). Vi scrivo perchè non ritengo sia giusto vagare per la città chiedendo qualcosa che è in mio diritto come se stessi elemosinando un farmaco al mercato nero. Non auguro a nessuno di trovarsi in una situazione del genere anche se so che è più frequente di quanto si immagini. Sicuramente la mia storia non è l’unica nel suo genere e fare luce su queste cose porta all’informazione necessaria per la tutela dei diritti delle donne.