di Gianmarco Di Napoli
Paolo il Mistico e il suo gruppo sono riusciti a farsi consegnare da lei, nel corso degli anni, circa 300 mila euro. Tutti in contanti. Non solo. L’hanno indotta a lasciare il suo compagno per sposare un adepto del gruppo. Da quell’unione è nato un bimbo.
E’ stata lei, che chiameremo Antonella, medico di 47 anni che oggi vive al nord, a portare per la prima volta in Tribunale il ragazzo del rione Sant’Elia che raccontava di parlare con la Madonna e con Gesù, interrompendo per sempre la sua carriera mistica. Dall’agosto 2012, giorno in cui Antonella presentò una dettagliata denuncia in Procura, la chiesa di Uggio non è stata più riaperta dopo essere stata per quasi 20 anni il luogo delle “apparizioni”. Ma più drastico è stato il cambiamento di vita deciso dall’ex mistico che, dopo essersi sottoposto a un intervento chirurgico per diventare donna, si fa chiamare Sveva Cardinale e ha intrapreso la carriera di attrice.
Con il suo vero nome, Paola Catanzaro, è imputata per truffa nei confronti del medico: il processo si svolgerà davanti al Tribunale di Bari. Alla sbarra con lei Lucia Borrelli, una donna di Conversano che dal 2007 al 2011 avrebbe incassato il denaro che Antonella versava regolarmente (circa seimila euro al mese) pensando di acquistare croci in legno che dovevano essere distribuite in varie parti del mondo. E che invece sarebbe stato utilizzato da Catanzaro per acquistare immobili e condurre una vita agiata, insieme al suo ristretto gruppo di fedelissimi.
Il racconto. “Ho conosciuto Paolo nel 2007, quando mio padre era ancora vivo e gravemente ammalato di cancro”, racconta Antonella che ritiene la sua testimonianza utile per evitare che altri ci caschino. “Ho creduto al progetto delle croci, alla missione che Dio mi aveva affidato, ho creduto che le rivelazioni di Catanzaro avessero davvero un’origine divina. Quando ho iniziato a consegnargli migliaia di euro, quel po’ di senso critico che mi era rimasto mi aveva spinta a chiedere aiuto a monsignor Rocco Talucci, all’epoca vescovo di Brindisi, il quale mi aveva garantito la veridicità dell’esperienza mistica di Paolo Catanzaro e che lo stesso mistico era sotto la sua protezione”.
Nel 2005 al padre di Antonella fu diagnosticato un cancro ai polmoni e la madre, disperata, prese a frequentare il 24 di ogni mese la chiesetta di Uggio, nelle campagne di Brindisi, dove si verificavano le “apparizioni” e in cui intorno a Paolo si radunavano ogni volta centinaia di fedeli. Qui incontrò Lucia Borrelli, che aveva un negozio d’abbigliamento a Conversano. La famiglia di Antonella era nota a Conversano perché particolarmente benestante.
In breve alla dottoressa, che lavorava in un ospedale del nord Italia ma che tornava spesso a casa per andare a trovare il padre malato, fu chiesto di partecipare agli incontri di preghiera che si svolgevano in una villetta della Selva di Fasano, di proprietà di un avvocato barese. Paolo la individuò subito: bella, colta, ma soprattutto ricca e disperata.
Cominciò a chiamarla con insistenza, di giorno e di notte: “Mi diceva che ero la prescelta da Dio per compiere una missione umanitaria: le croci che tramite il mio lavoro e quello di tanti altri fedeli, sarebbero state collocate in varie parti del mondo, avrebbero dovuto rappresentare la salvezza per tanti paesi grazie alla carità dei fedeli e al sacrificio del loro lavoro. Dio mi avrebbe ricompensata con la guarigione completa di mio padre”.
Le croci. Il “Progetto dei doni” architettato da Catanzaro, e poi dimostratosi falso tant’è che è finito sotto processo, prevedeva che ogni mese partissero dall’Italia croci alte tre metri che sarebbero dovute essere costruite a Bassano del Grappa da un falegname devoto che prestava la sua opera gratuitamente. Le croci dovevano essere collocate in varie nazioni del mondo. Ogni croce, per arrivare a destinazione, aveva un costo di duemila euro. Di questo – diceva il mistico – si occupava tale suor Maria della Croce, personaggio inesistente come tutto il resto. “Paolo mi disse che Dio mi chiedeva tre croci al mese. Da quel momento in poi dieci a Lucia 6.000 euro al mese. Mi sono gettata a capofitto in questa triste vicenda. Tutto quello che guadagnavo con la mia professione di medico, lo consegnavo a Catanzaro e ai componenti del suo gruppo”.
Il vescovo Talucci. Ormai Antonella rappresentava una cospicua fonte di guadagno per Catanzaro, ma questo non era sufficiente perché una mattina di dicembre 2007, la Borrelli la chiamò chiedendole 20 mila euro perché servivano dieci croci da spedire in una zona del pianeta disastrata. “Non avevo a disposizione quella somma. Contattai immediatamente mio fratello e gli raccontai tutto. Non convinto dell’autenticità di Paolo quale figura mistica, riuscì ad avere udienza dal vescovo di Brindisi, Rocco Talucci, nel palazzo vescovile, quello stesso pomeriggio. La sera, sulla strada del ritorno, mi raccontò che il vescovo parlava molto bene di Paolo, dicendo che era sotto la sua protezione e ne garantiva personalmente l’autenticità, quale davvero persona carismatica e mistica. A quel punto vinsi ogni remora e procurai a Paolo, tramite un prestito, i 20 mila euro”, spiega Antonella nella denuncia presentata in procura.
I soldi. Naturalmente era solo l’inizio perché Paolo e l’amica non si limitarono a chiedere i 6.000 euro al mese. Diventarono 10mila, 12mila, 13mila. “Non ce la facevo da sola, mi aiutavano mia madre con i suoi soldi, mio padre a cui dicevamo che dovevamo sostenere i bambini della San Vincenzo a Brindisi, mio fratello e mia cognata con i loro risparmi”.
Paolo prometteva ad Antonella che Dio le avrebbe concesso il dono della guarigione completa del padre e loro avrebbero testimoniato il miracolo davanti a migliaia di persone quando, prima che terminasse il 2012, sarebbe stata riaperta la chiesetta di Uggio e sarebbe diventato un luogo di pellegrinaggio.
E un giorno Paolo le disse che il Signore le chiedeva ancora 30 croci, per un corrispettivo di 60 mila euro. Antonella ottenne un mutuo al Credito cooperativo di Conversano da estinguere in cinque anni con una rata mensile di 1.300 euro. Antonella ormai lavorava solo per sostenere gli impegni presi con Paolo Catanzaro.
Ma le condizioni del padre continuavano a peggiorare e l’uomo si avviava lentamente e inesorabilmente verso la fine. Antonella era stata ormai sufficientemente “spremuta” e l’epilogo nefasto avrebbe di certo allontanato la donna dal gruppo religioso. Ecco che a questo punto si apre la seconda parte della vicenda, la più incredibile e la più terribile.
Uno sconosciuto per marito. Un anno prima Paolo le aveva “rivelato” che il Signore aveva per lei un progetto particolare: “Mi disse che il mio angelo gli riferiva che Dio mi voleva moglie e madre. Avevo già un compagno, un collega, Roberto, eravamo insieme da tre anni, e volevamo appunto mettere su famiglia. Ma non erano quelli i suoi piani”.
Nei mesi successivi, Catanzaro continuò a lavorare ai fianchi Antonella: “Mi telefonava chiedendomi di lasciare Roberto, altrimenti avrei sconvolto i piani e i progetti di Dio su di me e sui miei figli. E mi disse che Gesù gli aveva rivelato, in una visione, l’identità dell’uomo che avrei sposato. Da quell’unione sarebbero nati dei figli per volere di Dio”.
Antonella gli chiese chi fosse quell’uomo e lui rispose che non poteva dirglielo, che lui lo conosceva bene, ma che le avrebbe svelato l’identità solo quando Dio gli avrebbe dato il permesso di farlo.
“Nel mese successivo, a ottobre 2007 lasciai Roberto. Gli dissi la verità, ma non tutta, non gli dissi che avrei sposato un uomo scelto per me da Dio. Non volevo ferirlo più di quanto non stessi già facendo. Mi chiese di queste persone a me vicine, di verificarne l’autenticità, mi pregò di permettergli di aiutarmi, nel caso in cui si trattasse di una setta. Non gli diedi ascolto, mi sembrava un’assurdità perché per me Paolo era il mistico di Brindisi” .
Il gruppo mistico. L’entourage del veggente era composto da tre ragazze che lo accompagnavano in ogni catechesi e che vivevano in un appartamento di Sant’Elia, accanto all’abitazione di Paolo che, a sua volta, condivideva la casa con Francesco, il ragazzo che si occupava di lui, specie nelle “sofferenze” ricevute da Dio e che tutti chiamavano “Francesco di Paolo”. Lo stesso che poi, recentemente, è diventato il marito di Paola, alias Sveva Cardinale.
Il contratto di fitto delle case era intestato a un altro ragazzo della comunità, Giuseppe, sottufficiale dell’Aeronautica. Questi ragazzi, diceva Paolo, erano destinati a far parte del futuro ordine di “Maria regina della purezza e portatrice di gioia”.
Il nuovo piano del Signore. Quando il padre di Antonella stava per morire vanificando tutte le speranze di miracolo, e anche tutti i soldi donati, ecco che si concretizza il nuovo “piano del Signore”.
“Si avvicinò un ragazzo che vedevo per la prima volta, mi chiese se poteva entrare a salutare papà, gli dissi di sì. Era Giuseppe, il mio futuro marito. Era agosto 2008. A settembre, mentre le condizioni di mio padre peggioravano rapidamente, Paolo mi disse che era arrivato il momento di svelarmi chi fosse l’uomo che avrei conosciuto e sposato. Era Giuseppe. Rimasi ammutolita, incredula, quei ragazzi erano destinati a diventare suore e preti, secondo quanto mi aveva detto fino ad allora. Mi spiegò che Giuseppe avrebbe compiuto la volontà di Dio sposando me e sarebbero nati dei figli che avrebbero continuano l’opera salvifica di Dio sull’umanità. Gli chiesi come potevano amarsi due perfetti sconosciuti, perché questo eravamo. Io non ricordavo neanche il volto di Giuseppe”.
Il viaggio in America. Il 30 settembre morì il padre di Antonella. Il 5 ottobre Giuseppe la baciò per la prima volta. La dottoressa continuava a pagare per le croci, stavolta per assicurare il paradiso al padre, come le prometteva Paolo. Lei continuava a lavorare come una pazza nella città del nord in cui vive per far fronte a quelle spese. “A gennaio 2009 Giuseppe partì con Francesco per gli Stati Uniti. Dovevano, mi disse, portare personalmente dei messaggi di Gesù ad alcuni vescovi americani. Il vescovo di Brindisi, mi disse Paolo, ne era al corrente e pagò il viaggio di andata e ritorno. Consegnai a Giuseppe 4.000 euro nel caso in cui potessero servire. Tornarono dopo 20 giorni. Trovai Giuseppe abbronzatissimo, mi disse che erano stati in Messico in una zona poverissima per consegnare messaggi di Gesù”.
Il matrimonio. Nel mese di settembre dell’anno successivo Antonella sposa Giuseppe. Ovviamente il futuro sposo piange miseria e lei si accolla tutte le spese del matrimonio, comprese le bomboniere e persino il bouquet che la suocera le avrebbe consegnato la mattina delle nozze. Per far questo la madre chiede un mutuo di 20 mila euro impegnando la pensione che riceveva dopo la morte del padre. Poco tempo dopo nacque un bambino cui venne dato, ovviamente, il nome di Paolo.
Il risveglio. Ma la realtà era completamente diversa da come le era stata prospettata: “Gli anni passavano e quella che sarebbe dovuta essere una famiglia sana nei principi e santa nelle opere, come Dio aveva rivelato a Catanzaro, era diventato invece un incubo fatto di richieste continue di soldi, di indolenza verso il bambino appena nato, di umiliazioni e di violenze psicologiche peggiori di quelle fisiche, queste ultime portano i segni oltre che nell’anima anche fuori poiché sono visibili, le prime no”, racconta Antonella.
“Quando ho scoperto che Catanzaro era un truffatore e che il gruppo di preghiera da lui fondato era in realtà una setta, ho preso coscienza del gravissimo raggiro di cui ero vittima e ho preso immediatamente le distanze. Ho affrontato Catanzaro apertamente gli dicevo che lo consideravo un truffatore e che l’avrei denunciato alle autorità competenti sia ecclesiastiche che giudiziarie. Catanzaro mi derise chiedendomi se sarei andata dal Papa, ma quando constatò la mia determinazione nel denunciarlo, inizio a farmi ogni tipo di minaccia sia a me che al mio bambino. “Nel frattempo scoprivo che l’uomo che avevo sposato e padre del mio bimbo, era d’accordo con Catanzaro e che la famiglia era solo un paravento, dietro cui si celava il vero scopo del matrimonio, farmi vendere tutte le proprietà ereditate da mio padre per consegnare a Catanzaro e al suo gruppo il ricavato”.
La denuncia. Antonella chiede aiuto ad alcuni sacerdoti che le consigliano di rivolgermi al Gris (Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa), e qui conosce Padre Miguel Funes, responsabile dell’ufficio disciplinare della Congregazione per la Dottrina della Fede, a cui racconta tutto. La storia finisce davvero alla Santa Sede, la quale chiede che venga svolto un processo canonico nella diocesi di Brindisi, per fare chiarezza sulla vicenda di Catanzaro e sulla sua associazione religiosa “Maria regina della purezza e portatrice di gioia”, peraltro riconosciuta anche in un’altra diocesi, quella di Conversano-Monopoli.
Il vescovo Caliandro. “Nel 2013 ho conosciuto Monsignor Domenico Caliandro, attuale Arcivescovo di Brindisi, a cui ho consegnato tutta la documentazione in mio possesso, compresi i DVD in cui Catanzaro raccontava la sua esperienza mistica”.
Dal processo canonico e dalle indagini che ne sono seguite è emerso che non c’è nulla di autentico sul fenomeno mistico di Paolo Catanzaro, del gruppo musicale da lui fondato e della associazione mariana “Maria regina della purezza e portatrice di gioia”. Così a novembre 2013 Monsignor Caliandro ha emanato un decreto con cui vietava qualsiasi attività religiosa a tutto il gruppo.
“Dichiaro non autentiche le esperienze mistiche. E’ fatto divieto a Paolo Catanzaro di diffondere con qualunque mezzo contenuti riguardanti le sue apparizioni (…) Tutti gli atti di culto riconducibili alle apparizioni sono da considerarsi vietati. E’ altresì proibita, in tutto il territorio dell’Arcidiocesi, qualsiasi forma di patrocinio ecclesiastico alle iniziative del gruppo musicale “Signum” a lui riconducibile (il gruppo sostenuto invece dal suo predecessore Talucci e dal parroco di Bozzano, ndr).
Paolo Catanzaro e i suoi ragazzi continuavano ad avere come punto di riferimento con il loro gruppo di preghiera la parrocchia di San Giustino de Jacobis, diretta da don Francesco Caramia, già segretario particolare dell’arcivescovo Talucci. “Monsignor Caliandro è stato per me come un padre, e non bisogna credere che i sacerdoti siano tutti uguali, sarebbe un terribile sbaglio, ci sono uomini giusti e uomini che non lo sono”, racconta Antonella.
Le proprietà. Nella denuncia presentata dal medico sono allegati anche i documenti di beni immobili acquisiti negli anni di vita mistica da Paolo Catanzaro: una casa di cinque vani con garage ad Asiago, in provincia di Vicenza; una villetta di sei vani con garage al rione Casale acquistata al prezzo di 240 mila euro, un trullo e un uliveto. Su questi beni Antonella ha chiesto l’applicazione del sequestro preventivo per essere risarcita di tutto il denaro versato.
Il film di Sveva. Nel frattempo è come se Paolo Catanzaro, divenuta Paola, non sia mai esistita. Sveva Cardinale, questo il suo nome d’arte, è diventata attrice. Non fa alcun riferimento agli anni in cui parlava con la Madonna: ora è divenuta la paladina dei transgender, per dimostrare a tutti loro che lei ce l’ha fatta e vuol diventare un esempio. Ha girato un film sulla sua vita di bambino imprigionato nel corpo sbagliato. Il 10 marzo esce al cinema “Un nuovo giorno”, per la regia di Stefano Calvagna.
“Io il mio dovere l’ho fatto, ho parlato, raccontato, denunciato, non mi sono vergognata della mia fragilità di figlia che perdeva suo padre”, spiega Antonella. “Non sono le vittime a doversi vergognare ma i loro carnefici”. Ora aspetta la giustizia, per ora non quella divina.