Concepisce un figlio con una ragazzina di 15 anni e poi la picchia e la minaccia per anni: 32enne arrestato dalla polizia

Ha avuto una relazione con una ragazzina di 15 anni dalla quale ha avuto anche un figlio, ma per un lungo periodo ha picchiato selvaggiamente la giovanissima compagna, minacciandola più volte di morte: nella tarda serata di ieri agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Brindisi, coadiuvati da personale delle Volanti, hanno tratto in arresto un 32 enne brindisino, con precedenti penali per reati contro il patrimonio, in esecuzione di un provvedimento cautelare emesso dal gip del Tribunale di Brindisi, Giuseppe Licci, su richiesta del pm dello stesso Tribunale.
L’indagine svolta dalla Questura ha messo in luce una storia sconcertante per la crudeltà, reiterazione delle violenze e, non ultimo, per la giovane età della vittima.
Infatti, secondo quanto ricostruito dal personale della Divisione Anticrimine, diretto dal vicequestore Angelo Loconte, l’arrestato, dall’estate 2013, aveva iniziato una relazione con la ragazza, all’epoca quindicenne, concependo con lei un figlio.
Sin dai primi mesi di gravidanza, l’uomo, in più occasioni, ha minacciato di uccidere sia la donna che il nascituro con frasi del tipo “questo è mio e lo uccido”, “ti uccido e ti faccio a pezzi con un macete, dopo ti sciolgo quel bel visino che hai nell’acido muriatico”, percuotendola con calci e pugni e cagionandole lesioni personali, proibendone l’uso del telefono cellulare, sino a distruggerlo per impedirle di chiedere aiuto.
Nel 2014, mentre la coppia si recava in automobile in località Specchiolla, dopo aver preso una strada di campagna, l’uomo ha minacciato ulteriormente la ragazza, dicendo “ho preso questa strada perché ho la pistola in macchina e ti devo uccidere”. Successivamente, la costrinse la ragazza a scendere dall’autovettura e, lasciato il figlio ancora in fasce nella vettura, la picchò violentemente, afferrandola per i capelli e minacciando di gettarla da una scogliera. Quindi, picchiatala ulteriormente, la abbandonò a terra intimandole di non raccontare l’episodio a nessuno, altrimenti l’avrebbe uccisa.
La situazione di violenza e sottomissione si ripeteva di giorno in giorno e la giovane, in preda ad un crescente terrore, era entrata in una condizione di soggezione permanente che la vedeva vittima di costanti soprusi, anche e soprattutto di carattere sessuale.
Il 13 settembre scorso, ad esempio, il carnefice, dopo aver afferrato con forza la ragazza, la denudava e le imponeva un rapporto.
Nell’estremo tentativo di sottrarsi a questo stato di prostrazione, la vittima aveva interrotto la convivenza da qualche giorno quando, il 20 settembre successivo, a suon di calci, schiaffi e pugni, era stata costretta dal bruto a tornare assieme.
Nella circostanza, l’uomo la minacciò con le seguenti parole “se mi denunci e mi fai togliere il bambino ammazzo te e il bambino, così niente per te e niente per me”.
Ancora, il 2 ottobre scorso, l’ennesima violenza e l’ennesima minaccia di morte perpetrate dall’uomo sulla ragazza: “adesso ti uccido”, quindi, calci, pugni sul corpo e sul viso della sedicenne tali da provocare alla stessa ferite ed ematomi. Ma, non pago, il carnefice, brandendo un coltello, aveva impedito alla ragazza di aprire la porta e consentire ai vicini di casa di prestarle aiuto.
Fortunatamente, grazie anche all’intervento della madre, la giovane vittima trasferitasi con il figliolo presso il domicilio della famiglia d’origine, decide di sporgere querela, atto che ha consentito agli investigatori di fare luce su questa storia sconcertante, di angherie, violenze e soprusi, sia fisici che psichici.
Ieri sera, la notifica del provvedimento restrittivo a carico del 32 enne, persona che, sono parole del Giudice per le indagini Preliminari, “ha tenuto una condotta per un lungo arco temporale, tra l’altro, incurante della presenza di una creatura in tenerissima età. La situazione di vita insostenibile della giovane era aggravata dalla condizione di minore età della stessa, che doveva preoccuparsi anche del figlioletto, anch’esso maltrattato”.