Addio a Giancarlo Cafiero, accanito viveur della brindisinità

di Gianmarco Di Napoli

Giancarlo Cafiero era rimasto un capellone. Lo era dentro, lo era fuori, uno che tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta avevano sfidato il retropensiero di una città ancora troppo bigotta per capire che lui era troppo avanti. Viveur, Giancarlo lo è stato tanto, amante della belle donne, frequentatore assiduo dei locali che all’epoca resero Brindisi il regno della movida pugliese (Estoril, la Sciaia a Mare, il Picnic e la Lampara), asciugamano fisso sulla spiaggia di Sant’Apollinare con un dito sul juke-box.
Ma Giancarlo è stato molto altro: aveva inventato insieme al suo “fratello” Galiano Lombardi “La Valigia delle Indie”, un negozio che non era davvero un negozio ma una specie di club privè della brindisinità, in cui le cartoline d’epoca (di cui era un cacciatore maniacale) si incrociavano con i cantri, i grammofoni con i giornali e mille chincaglierie, tutte rigorosamente brindisine. Era un museo quel negozio, è stato chiuso nella strafottenza generale.
Questa sua conoscenza dell’opera omnia della brindisinità non era supportata da studi scolastici ma da una lettura continua di documenti, immagini, libri e articoli di giornale che si incrociavano con ciò che gli avevano raccontato e soprattutto che aveva vissuto lui direttamente, in quei decenni che avevano strappato la città alla cultura della zappa per trasformarla in un progetto industriale, mai veramente realizzato.
Giancarlo era uno straordinario divulgatore. Lo aveva dimostrato in una bellissima serie di trasmissioni su Puglia Tv, dal titolo (ovviamente) “Brindisi Brindisi”, sì proprio così, scritto due volte. Cartoline e aneddoti. Ma ciò che gli riusciva meglio era la declamazione delle poesie in dialetto: non le recitava con la voce, ma le faceva suonare con il cuore.
Meriterebbe un posto di diritto tra i brindisini che hanno fatto (e raccontato) la storia di questa città.
Ma, come avrebbe detto lui, “Piccatu ca…”
Ciao, Gianca’