
Di Marina Poci per il numero 363 de Il7 Magazine
Operava anche a Mesagne, in uno dei centri medici privati più noti della città, il dottor Antonio Francesco Franco, sedicente chirurgo plastico conosciuto sui social come “Aesthetic Franco”, sul quale tre Procure della Repubblica (Brindisi, Caserta e Bari) procedono per truffa e lesioni colpose aggravate in relazione a diversi interventi di medicina estetica (effettuati tra la fine del 2019 e il marzo del 2024) che avrebbero provocato danni permanenti ai pazienti che vi si sono sottoposti: proprio da Mesagne sarebbero partite due (delle più di 70!) denunce a seguito delle quali la Procura messapica ha avviato il procedimento penale in cui, stando alle indiscrezioni trapelate, sarebbero già stati nominati i periti che avranno il compito di valutare l’entità dei pregiudizi, estetici e in qualche caso funzionali, patiti dai malcapitati. Uomini e donne che al “dottor scultore” (così amava farsi chiamare), con un primo approccio che avveniva quasi sempre su Instagram, si rivolgevano per operazioni di mastoplastica, addominoplastica, liposuzione, liposcultura e altri diversi trattamenti che avrebbero dovuto rimodellare il corpo e invece, secondo i denuncianti, ne hanno peggiorato non soltanto l’aspetto, ma anche le funzioni organiche.
A scoperchiare l’antiestetico vaso di Pandora, colmo di lesioni cicatriziali patologiche e invalidanti, aderenze, ferite in necrosi, retrazioni muscolari e colonizzazioni infettive al limite della setticemia, è stata la testata online del Barese Quinto Potere, diretta da Antonio Loconte che, grazie alla collaborazione di una donna che si è finta paziente, ha svelato il coinvolgimento della clinica mesagnese nella vicenda: a Stefania, che aspirava ad un’addominoplastica (il cui costo complessivo ammontava a 6.200 euro), Mariangela (la segretaria di Franco) avrebbe chiesto un acconto di 500 euro proprio per prenotare la sala operatoria all’interno della struttura dove l’operazione sarebbe dovuta avvenire (l’intervento, concordato senza che Stefania fosse mai stata visitata in presenza, ma soltanto sulla base di una videoconsulenza, è poi saltato in virtù della evoluzione giudiziaria della vicenda e della conseguente fuga del medico dall’Italia). Dopo Quinto Potere, anche i programmi Mediaset Le Iene e Carta Bianca hanno ripreso la notizia e hanno diffusamente parlato di Franco in più di una occasione.
“Aesthetic Franco”, nato in Romania il 2 giugno 1994, figlio della popstar Haiducii (nota nel panorama musicale italiano per il brano Dragostea Din Tei e pochissimo altro), ancora regolarmente iscritto all’ordine nazionale dei medici (il cui albo è facilmente consultabile sul sito FNOMCeO, utilizzando la funzione “cerca il medico”), risulta, come detto, attualmente irreperibile per tutte le Procure che procedono nei suoi confronti: inesistente il numero di cellulare al quale rispondeva ai pazienti, chiusa la pagina Instagram da ben 70.000 follower sulla quale ogni mattina salutava a colpi di “buongiornissimo” e “vi auguro una splendidissima giornata”. Sarebbe fuori dall’Italia già da qualche mese, forse in Romania, forse in Moldavia, forse a Dubai, da dove, prima con una lettera e poi con un video postato su YouTube sotto al quale ha (molto democraticamente) disattivato i commenti, avrebbe fatto sapere che è stato costretto a partire in quanto perseguitato dai giornali, che rispetto alla sua laurea, conseguita il Romania ma il cui titolo è riconosciuto in Italia, si è scatenato una sorta di razzismo culturale da parte dei denuncianti, dei giornalisti e dei chirurghi plastici ed estetici specializzati nel nostro Paese e, infine, che a causa dello stress provocato dal polverone mediatico scatenatosi a seguito dell’inchiesta di Quinto Potere, la moglie Catalina, sua collaboratrice, incinta di pochi mesi, avrebbe perso il bambino che portava in grembo. “Cara Italia mia. Un altro giovane medico ti lascia dopo aver inseguito il proprio sogno nella sua terra natia. Ho affrontato menzogne, falsità e dati distorti senza possibilità di confronto, senza che le fonti venissero adeguatamente verificate e giudicate nelle sedi opportune. Il razzismo e la mancanza di tutela privata oggi mi spingono a cercare un luogo dove la legge mi riconosca e mi protegga”, scriveva Franco nella surreale missiva destinata alla nazione, chiosando poi “Mi congedo ma vorrei che sapessi che diffamazione, falsità e calunnie nei miei confronti verranno un giorno rettificate nelle sedi competenti. Lascio la mia patria con un cuore autonomo, libero da accuse, come confermato dalla legge. Ti auguro di ritrovare la tua luce, di accogliere tutte le razze che abitano questa nazione. Addio mia dolce Italia. Ti porto nel cuore e ti perdono. Con affetto, Dr. Antonio Franco”.
Proprio sulla laurea in Medicina di Franco, e ancor più sulla circostanza – non provata – che abbia regolarmente conseguito la specializzazione in Chirurgia Estetica o Chirurgia Plastica, vi sono più che legittime perplessità: una conoscente, che sarebbe già stata sentita almeno dalla Procura di Bari, avrebbe rivelato che Franco avrebbe ottenuto il titolo nel Paese di Dracula con “agevolazioni” procurategli dalla madre (giacché sin dalle scuole elementari avrebbe avuto gravi lacune nello studio) e che il dottor scultore spacciava per attestati di frequentazione a master internazionali in Medicina Estetica, diplomi in lingua egiziana conseguiti dalla genitrice. Peraltro, il colombiano Alfredo Hoyos, uno dei più famosi chirurghi estetici al mondo (ideatore della liposuzione ad alta definizione e di altre tecniche avanzate di rimodellamento del corpo), con il quale Franco millantava d’aver seguito corsi di perfezionamento, ha pubblicamente smentito il medico rumeno, precisando di conoscere soltanto tre chirurghi plastici italiani, tra i quali – manco a dirlo – Franco non figura. Se Hoyos ha preso le distanze da Aesthetic Franco, la Guardia di Finanza si è invece piano a piano avvicinata al dottore avviando, in base alle dichiarazioni dei denuncianti che hanno parlato di compensi versati il più delle volte in nero (per cifre anche vicine ai 10.000 euro), una serie di attività ispettive sui redditi del medico, le cui entrate tracciabili non sarebbero in grado di giustificare l’alto tenore di vita tenuto.
Uno dei primi casi diventati mediatici ha coinvolto le sorelle Daniela e Donatella Sciarra di San Giorgio a Cremano, gravemente danneggiate dai trattamenti chirurgici di Franco: entrambe hanno conosciuto il medico attraverso la sua pagina su Instagram, i cui post – corredati da foto ritoccate – servivano per l’appunto a focalizzare l’attenzione dei potenziali pazienti sui risultati che avrebbero potuto ottenere affidandosi a Aestethic Franco. Daniela, 48 anni, libera professionista, due figli e un ex marito, nel 2022, a seguito della separazione, per concedersi “una coccola” (così definisce la decisione di sottoporsi all’intervento), opta per eliminare una leggera piega addominale dovuta ai parti cesarei, ma, terminata l’operazione, si ritrova con l’addome deformato e problemi respiratori: una tac, eseguita qualche settimana dopo, ha evidenziato come l’intervento eseguito da Franco abbia determinato addirittura uno spostamento del diaframma, che attualmente comprime i polmoni in maniera anomala, ostacolando il fisiologico flusso di aria. La sorella Donatella, invece, sempre per un’addominoplastica, ha rischiato la setticemia. A entrambe, malgrado le lamentele portate direttamente alla sua attenzione, Franco avrebbe assicurato che il risultato del trattamento si sarebbe compiutamente realizzato non prima dei sei mesi successivi all’operazione e, nel contempo, avrebbe suggerito di rivolgersi ad uno psicologo (consiglio che le due donne, duramente provate dagli esiti degli interventi, hanno seguito) per tenere sotto controllo l’ansia, a suo dire ingiustificata. La storia di Daniela e Donatella è emblematica rispetto alla quasi totalità delle denunce che coinvolgono l’attività operatoria di Franco: emergono storie di pazienti sottoposti a trattamenti non concordati (una donna del Napoletano lamenta di essere stata usata come “cavia” dal medico scultore, da lei senza troppi complimenti appellato “macellaio”), pazienti addormentati con anestesia insufficiente e rimasti sofferenti per tutta la durata dell’intervento, donne e uomini risvegliatisi con l’addome e le gambe deturpati e sanguinanti, costretti a tamponare le ferite con la carta assorbente per limitare le perdite, spinti a uscire in fretta e furia dalle varie cliniche nelle quali le operazioni avvenivano, per lasciare velocemente il posto al paziente successivo. Ed emergono, grazie alla testimonianza di una soccorritrice del 118 che affiancava Franco in una clinica monopolitana, lavorando in nero come infermiera pur non avendone i titoli, particolari raccapriccianti su procedure chirurgiche effettuate in assenza dei più elementari presidii di igiene e sicurezza (la testimone parla persino sale operatorie che, tra un intervento e l’altro, non venivano sottoposte a sterilizzazione).
A seguito di esposto di una paziente, l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Bari, a cui è iscritto Franco, ha aperto a suo carico un procedimento disciplinare (non ancora conclusosi, sembra) e altri procedimenti potrebbero aprirsi anche nei confronti di altri dottori, suoi collaboratori, che lo avrebbero coadiuvato negli interventi oggetto delle denunce pervenute alle varie Procure (tra di loro c’è la moglie Catalina, che operava con Franco sin dal 2019, pur risultando iscritta all’ordine soltanto dal novembre 2023). Ed è di alcuni giorni addietro la rivelazione che alcune case produttrici dei macchinari che Franco utilizzava durante gli interventi chirurgici, non appena lo scandalo è scoppiato, lo avrebbero diffidato all’utilizzarle e dal diffondere immagini e video che lo ritraevano mentre eseguiva i trattamenti con strumentazioni da loro realizzate.
Mentre, mano a mano che la copertura mediatica della vicenda aumenta, continuano ad arrivare denunce circostanziate di pazienti danneggiati dalle gesta di Franco, la Procura di Brindisi sembrerebbe quella che in questo momento si trova più avanti delle altre nelle indagini, dal momento che sarebbero già stati nominati, da parte del PM titolare del fascicolo, i due periti che dovranno valutare le condizioni dei denuncianti: si tratta del dottor Roberto Vaglio, medico legale di Lecce, e del dottor Piero Boriolo, chirurgo, uno dei massimi esperti nell’utilizzo del laser in medicina estetica che l’Italia possa vantare. Franco, intanto, continua a sottrarsi alle sue (presunte) responsabilità: non avrebbe aderito alle richieste di mediazione formulate dai suoi ex pazienti per risarcirli dei (presunti) danni provocati, non si sarebbe presentato alle audizioni per le quali è stato convocato nell’ambito del procedimento disciplinare avviato dall’Ordine dei Medici della Provincia di Bari e, rispetto alle indagini della Guardia di Finanza, parallele a quelle delle Procure, non avrebbe rilasciato dichiarazioni utili a chiarire la sua posizione, se non un inverosimile “in Italia sono nullatenente”.
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