Al cimitero di Brindisi una lapide per Sephora, la migrante che morì dopo aver partorito una bimba

Da oggi Sephora Niangane, la giovane migrante del Burkina Faso arrivata nel capoluogo sulla Geo Barents (nave di Medici Senza Frontiere) il 19 settembre scorso e morta per un’emorragia cerebrale qualche giorno dopo aver partorito la sua bambina, ha una lapide nel cimitero di Brindisi, a ricordare la sua brevissima vita.
Sephora era stata inumata il 21 ottobre grazie all’impegno dei volontari della comunità musulmana rappresentata dall’Imam Kalhed, del circolo cittadino del Partito Democratico di Brindisi e della comunità africana, nell’assenza dell’amministrazione comunale brindisina (come sottolineato proprio dal rappresentante della comunità africana, Drissa Kone).
Kone era stato delegato dai famigliari della giovane, in particolar modo dal vedovo Abdoulay e dallo zio René, a seguire l’ter della sepoltura e a presenziare in loro vece al momento di preghiera odierno.
La piccola, a cui la madre prima di peggiorare aveva dato il nome di Kone Airon, era stata temporaneamente affidata ai Servizi Sociali comunali, che si sono attivati per la ricerca degli altri parenti, visto che Sephora aveva viaggiato da sola. Attualmente la bimba vive nel Nord Italia con lo zio René, in attesa che il papà riesca a raggiungerla dall’Africa.
Drissa Kone ha precisato che ha considerato il suo impegno per dare alla giovane una sepoltura che non consistesse esclusivamente in un cumulo di terra non soltanto un preciso dovere nei confronti della famiglia di Sephora, ma anche “un obbligo morale nei confronti di tutti i “fratelli invisibili” che sono morti in mare, per strada, sul lavoro, tutti quei volti che per le Istituzioni non hanno mai avuto un nome”.
Marina Poci
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