Antonino resta (purtroppo) il migliore di tutti | Editoriale del Direttore

[Editoriale di Gianmarco Di Napoli]

All’ombra dell’ultimo sole, mentre una striminzita pattuglia di aspiranti parlamentari brindisini si contende posti in terza e quarta fila, se non in galleria, per le prossime elezioni politiche, confermando quel trend negativo che ha portato i nostri a non ottenere neanche un assessorato alla Regione, il grosso dello squadrone di «politici» locali è impegnato nel più abbordabile percorso verso le amministrative della prossima primavera che porteranno all’elezione del nuovo sindaco di Brindisi.

La vera novità è rappresentata dalla nascita di un terzo polo che si colloca al centro e che spera di pescare anche tra gli insoddisfatti del centrosinistra (soprattutto) e del centrodestra.
La regia dell’operazione e il simbolo sotto il quale essa è stata orchestrata non sono esattamente delle novità: a tirare le fila di «Brindisi al Centro» è infatti Giovanni Antonino, 64 anni, sindaco di Brindisi dal 1997 al 2003 con epilogo che tutti ricordiamo. Il simbolo è quello del più antico partito italiano esistente: quello Repubblicano, fondato nel 1885, lo stesso di La Malfa e Spadolini, quello dello storico pentapartito, che – per una serie di congiunture che meritano di essere ricostruite in separata sede – ha come segretario nazionale dal 2017 il brindisino Corrado de Rinaldis Saponaro, ex presidente della locale Camera di Commercio e attualmente legale rappresentante di un’azienda che realizza cabine elettriche prefabbricate, con sede sempre a Brindisi.

Vent’anni dopo la movimentata fine del suo mandato, Antonino è ancora in prima linea e chi lo conosce bene sa che in realtà egli non si è mai fatto davvero parte, contribuendo alla rinascita dell’Edera repubblicana (anche se per il momento un bonsai nella politica nazionale, eppur in condizione di sottoscrivere un accordo con Italia Viva di Renzi) e “scortando” il figlio Gabriele in una elezione da record senza precedenti al Comune nelle ultime amministrative: 1.863 voti, il doppio di quelli ottenuti da chi di lui si era classificato primo tra i consiglieri.Antonino (Giovanni) che ispira il nuovo centro e che rischia di mettere in difficoltà al ballottaggio il sindaco uscente Riccardo Rossi, Antonino (Giovanni) che sfida quel centrodestra con il quale nel 2017 aveva stretto un patto d’acciaio e che aveva contribuito (proprio con i voti incassati dal Pri, secondo partito cittadino dopo il M5S) a portare a un passo dal successo con il candidato sindaco Roberto Cavalera.

Antonino (Giovanni) che potrebbe ispirare il candidato del nuovo polo con discrete possibilità di arrivare sino al rush finale e giocarsela al ballottaggio, magari con il centrodestra.Il fatto che Giovanni Antonino sia ancora, vent’anni dopo aver occupato il suo ultimo ruolo pubblico e dopo tutte le sue complesse traversie, nelle condizioni di dettare i tempi della politica (o almeno di una parte di essa) in questa città indica due cose: la prima è che resta tuttora il più preparato di tutti, sia sul piano politico che amministrativo. Il capoclasse, come già 30 anni fa. Ma questa, tutto sommato non è una scoperta, ma una conferma.
La seconda è che nel frattempo, negli ultimi vent’anni, la politica brindisina non ha saputo fornire un’alternativa credibile pescando nelle nuove generazioni: è sufficiente leggere i nomi e i dati anagrafici dei «leader» dei principali partiti e movimenti cittadini. Siamo fermi ai nati negli anni Sessanta, hanno tutti più di 50 anni. Significa che non c’è stato alcun ricambio generazionale, che i giovani non hanno stimoli per mettere il naso nella politica. Ed è il fallimento anche e soprattutto degli “anziani” che non hanno saputo (o più probabilmente voluto) coinvolgere nuove menti.

Lo straordinario processo formativo che avveniva un tempo nelle fumose sezioni di partito, in questa città sembra essersi risolto nei monologhi autocelebrativi su Facebook, degna proiezione di una politica ridotta a post, storie e dirette video fatte con telefonini tremolanti. Così Antonino (Giovanni) resta, purtroppo, il migliore di tutti. Mostra meno