Quando l’amore vince su tutto. Giovanni, un 73enne malato terminale, ieri si è unito in matrimonio a Graziano, di 60 anni, all’hospice San Bartolomeo di Martina Franca, in provincia di Taranto, un centro di cure palliative. La proprietà della struttura ha organizzato la cerimonia e messo a disposizione il buffet per gli invitati. «I rappresentanti del Comune intervenuti – spiega la direttrice Silvana Ausiello – si sono stupiti di questa festa, ma io dico che tutti abbiamo diritto alla felicità. Le cure palliative servono affinché il paziente possa vivere al meglio la sua condizione e anche pensare un giorno di poter essere dimesso, pur restando la malattia grave». Il 60enne è già stato sposato con una donna, mentre il 73enne era celibe: si erano conosciuti 32 anni fa e quando avevano scoperto di nutrire un sentimento l’uno per l’altro le vite li aveva ormai separati. Ma la distanza fisica non aveva placato i sentimenti e i due hanno così deciso di giurarsi fedeltà.
A ufficializzare la realizzazione del loro sogno d’amore è stato Maria Rosaria Cicero, ufficiale civile del Comune di Martina Franca, alla presenza del nuovo segretario generale Eugenio De Carlo. «Qui nel Meridione – osserva Ausiello – c’è una mentalità distorta. Si tende a identificare questi hospice come luoghi dove si attende solo la morte, ma non è così. C’è stata una cerimonia molto bella e significativa in ospedale: le persone che hanno partecipato si sono tutte emozionate perché in un ambiente di dolore ci sono anche momenti di gioia come quello di ieri». L’Hospice San Bartolomeo è un luogo di ricovero dove si cura la sofferenza di pazienti in fase terminale per malattie neoplastiche o altre patologie severe. L’assistenza si estende chiaramente al nucleo familiare della persona malata, anch’esso bisognoso di supporto. L’azione delle cure palliative si intensifica quando la persona malata non risponde più ai trattamenti specifici e le terapie risultano inadeguate o inefficaci ai fini della stabilizzazione della malattia. «Non essendo più possibile – fa rilevare la direttrice Ausiello – la remissione della malattia, la guarigione non è più l’obiettivo primario.
Questo è un residence alberghiero-sanitario, quindi la stanza è solo del malato, pur non pagando nulla. La sua casa si trasferisce in una struttura sanitaria dove ci sono tutte le cure e dove si possono vivere anche emozioni bellissime come quella dei due nostri amici che hanno scelto di giurarsi fedeltà e sostegno fino alla fine dei loro giorni». (ANSA)