Assalto a 2 portavalori: confiscato il patrimonio del bracciante-rapinatore

Questa mattina i Carabinieri della Compagnia di Andria hanno dato esecuzione al decreto di applicazione della misura della confisca di beni emesso il 19 dicembre del 2017 dal Tribunale di Trani nei confronti di Antonio Agresti, di 51 anni, attualmente in carcere a Foggia.
Il decreto di confisca è divenuto definitivo il 31 agosto scorso con sentenza emessa dalla Corte di Cassazione. Il provvedimento interessa la confisca a titolo definitivo, così come da pronuncia della Corte di Cassazione, di una villa di lusso (di cui, sin dal provvedimento genetico, era stata vietata la facoltà d’uso), completa di arredi, impianti tecnologici e suppellettili di pregio, tre appezzamenti di terreno, una autovettura ed un motociclo, del valore complessivo stimato di circa un milione e 500 mila euro.
Le indagini patrimoniali hanno avuto inizio su delega della Procura della Repubblica di Bari – Direzione Distrettuale Antimafia, a seguito della condanna dell’uomo in via definitiva alla pena di 20 anni di reclusione per i reati di rapina aggravata, ricettazione, detenzione e porto di armi da guerra e tentato omicidio, in relazione all’assalto di due furgoni portavalori, avvenuto l’8 aprile del 2013 in Lombardia e alla condanna in via definitiva alla pena di anni sette di reclusione per i reati di associazione per delinquere finalizzata alle rapine con sequestro di persona commesse nei confronti di autotrasportatori (tra i mesi di settembre e novembre 2012), alla detenzione illecita di armi e munizioni.
I successivi accertamenti patrimoniali, avviati dai Carabinieri di Andria, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bari, in ottemperanza alle indicazioni fornite dalla normativa antimafia hanno evidenziato come l’uomo abbia nel tempo mantenuto un tenore di vita notevolmente superiore alle proprie reali possibilità economico-finanziarie e capacità reddituali, nonostante i modesti redditi dichiarati risultati al limite della soglia di sopravvivenza, facendo ritenere che le stesse fossero il frutto di attività illecite. Il nucleo familiare dell’uomo, infatti, a fronte di una esigua capacità reddituale calcolata nel ventennio successivo alla data di matrimonio, ha accumulato un patrimonio considerato assolutamente sproporzionato rispetto agli stessi redditi.