Bari, neonato trovato morto nella “culla della vita”: il parroco ascoltato per ore dai magistrati

Don Antonio Ruccia, parroco della chiesa di San Giovanni Battista nel quartiere Poggiofranco di Bari, è stato ascoltato per diverse ore dal Procuratore aggiunto della Repubblica Ciro Angellilis e dalla sostituta Angela Morea alla presenza degli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Bari in qualità di persona informata dei fatti, nell’ambito dell’inchiesta che mira a fare luce sulla morte del neonato di circa un mese il cui corpicino è stato ritrovato la mattina del 2 gennaio scorso nella culla termica (cosiddetta “culla della vita”) adiacente alla parrocchia.
Al momento del ritrovamento del bimbo da parte del titolare di una impresa di pompe funebri che era nella chiesa per un funerale, il parroco si trovava a Roma: ha sempre dichiarato di non avere ricevuto sul proprio telefonino la chiamata di allarme utile a segnalare la presenza del neonato in culla, ma saranno le indagini tecniche disposte sul cellulare a confermare o smentire quanto sostenuto dal sacerdote.
Ulteriore perizia sarà svolta sulla culla termica, per cercare di stabilire non soltanto per quale motivo non sia partito l’allarme, ma anche perché, al momento in cui il bimbo è stato poggiato, non si siano attivati l’impianto di riscaldamento e la telecamera collegata. Verifiche saranno svolte anche sulla fornitura elettrica che alimenta il vano al cui interno si trova la culla, specie dopo il blackout riferito dal sacerdote che ha sostituto don Antonio Ruccia, don Marco Simone. L’interruzione risale al 14 dicembre scorso e ha riguardato la zona in cui si trova la culla, anche se risulta che i tecnici dell’Enel siano intervenuti nel giro di poco tempo spostando su un’altra linea l’alimentazione elettrica e risolvendo il guasto.
Si attende anche di conoscere l’esito dell’autopsia affidata al professor Biagio Solarino dell’istituto di Medicina Legale del Policlinico universitario di Bari, esame che sarà dirimente per la qualificazione giuridica del titolo del reato: al momento si procede contro ignoti per abbandono di minore e morte come conseguenza di altro delitto, ma se, per ipotesi, fosse accertato che il piccolo era già morto al momento in cui è stato portato presso la parrocchia, sarebbe necessario risalire all’identità della persona che ha lo ha deposto in culla e potrebbero aprirsi altri potenziali scenari, compreso – eventualmente – quello di una indagine per omicidio.
La stessa culla nel 2020 e nel 2023 aveva funzionato perfettamente, permettendo il salvataggio dei piccoli Luigi e Maria Grazia, prontamente prelevati e affidati alle cure dei sanitari non appena il meccanismo ne aveva segnalato la presenza all’interno del vano.
Marina Poci