Bari, bimbo trovato morto nella culla termica: mai partita la chiamata verso il cellulare del parroco

Gli ultimi accertamenti svolti dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura dimostrerebbero che don Antonio Ruccia, parroco della chiesa di San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco Bari, ha detto la verità: dalla culla termica in cui la mattina del 2 gennaio scorso fu ritrovato morto un neonato di circa tre settimane non partì alcuna chiamata diretta al suo cellulare.
L’analisi dei tabulati telefonici relativi alla scheda collegata alla culla, quindi, sembrerebbe avvalorare l’ipotesi che i sensori, normalmente attivati dal peso del neonato affidato al dispositivo, non abbiano funzionato correttamente. Inoltre, un ulteriore malfunzionamento sarebbe emerso con riferimento al climatizzatore della stanza dove è collocata quella che monsignor Giuseppe Satriano, durante i funerali del bambino, definì “trappola mortale”: l’apparecchio, probabilmente a causa di una perdita di gas, emetteva aria fredda invece che calda. Circostanza che corrobora le emergenze investigative all’esito dell’autopsia, secondo cui il piccolo, affidato alla culla mentre era ancora in vita, sarebbe poi morto per ipotermia.
Nel registro degli indagati dell’inchiesta per omicidio colposo, coordinata dal Procuratore aggiunto della Repubblica di Bari, Ciro Angelillis, e dalla PM Angela Morea, oltre a don Antonio Ruccia, è iscritto Vincenzo Nanocchio che installò la culla nel 2014 e lo scorso 14 dicembre ne cambiò l’alimentatore in seguito ad alcuni blackout.
Vi è poi un altro filone d’indagine, quello per abbandono di minore nei confronti di ignoti, sul quale, al momento, vige il più stretto riserbo.
La relazione finale dei consulenti nominati dalla Procura sulle apparecchiature del locale dovrebbe essere depositata entro venerdì. Alla luce di quanto reso noto, la posizione di don Ruccia potrebbe alleggerirsi, anche se non è escluso che i magistrati riconoscano in capo al parroco un dovere di vigilanza sul funzionamento della culla e sui locali, che lo esporrebbe comunque a responsabilità.
Marina Poci