La Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Bari Ilaria Casu ha respinto la richiesta di patteggiamento a tre mesi con pena sospesa per don Antonio Ruccia, parroco della chiesa di San Giovanni Battista, al quartiere Poggiofranco, nella cui culla termica fu trovato morto un neonato (successivamente chiamato Angelo dal sindaco Vito Leccese) la mattina del 2 gennaio scorso: la magistrata ha ritenuto la pena non congrua rispetto al reato contestato, rinviando il procedimento al 13 novembre, data in cui in cui sarà discussa anche la posizione del tecnico manutentore Vincenzo Nanocchio, che risponde di omicidio colposo in concorso con il parroco.
Stando alla prospettazione dell’accusa, rappresentata dal Procuratore Aggiunto Ciro Angelillis e dalla PM Angela Morea, il piccolo era vivo quando fu lasciato lì (come accertato dalla consulenza del genetista dell’Università di Pavia Carlo Previderè, che ha rilevato l’urina del bimbo sul materassino) e morì per ipotermia tra le 4 e le 10 ore successive alla sua deposizione in culla. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Bari, hanno permesso di appurare, attraverso ulteriori consulenze sulle apparecchiature del locale e della culla stessa, come il materassino su cui il piccolo è stato poggiato, e che avrebbe dovuto far partire l’allarme e una telefonata al cellulare del parroco una volta rilevato il peso del neonato, non sarebbe stato idoneo a quella funzione a causa del malfunzionamento dei sensori del tappetino, un prodotto dal costo esiguo usato normalmente nella abitazioni come antifurto. Fu accertata, inoltre, una perdita di gas del climatizzatore che avrebbe dovuto riscaldare la stanza e che invece, forse proprio a causa di quella perdita, rilasciò aria fredda.
Don Ruccia e Nanocchio rischiano ora il rinvio a giudizio.
Marina Poci