Bari, uccise fisioterapista accusandolo di una manovra sbagliata sulla figlia: “È stata autodifesa”

Salvatore Vassalli, l’operaio di Canosa di Puglia imputato per l’omicidio del fisioterapista Mauro Di Giacomo, è stato esaminato oggi davanti alla Corte d’Assise di Bari. Vassalli ha detto di rimpiangere tutto quello che è successo, ma ha specificato che il suo pentimento non riguarda Di Giacomo, bensì il dolore provocato a sua figlia.
L’uomo ha spiegato di non aver mai avuto l’intenzione di uccidere il sanitario e di aver riconosciuto le sue responsabilità subito dopo l’accaduto, anche se non si è costituito subito per paura della sicurezza della sua famiglia, in particolare delle sue due figlie.
Il movente, secondo Vassalli, sarebbe legato a una causa civile che sua figlia aveva intentato contro Di Giacomo, accusandolo di una manovra fisioterapica che le avrebbe causato danni permanenti. Vassalli ha detto di aver voluto solo incontrare la vittima per chiedergli di assumersi le sue responsabilità, ma l’incontro è degenerato in una discussione violenta.
Durante l’esame, Vassalli ha raccontato di avergli dato uno schiaffo e di essere stato colpito con le buste della spesa. A quel punto, avrebbe preso una pistola lasciata in auto, cercando un oggetto pesante per difendersi. La situazione sarebbe sfuggita di mano, e lui avrebbe sparato in modo automatico, sostenendo di aver agito per autodifesa mentre Di Giacomo cercava di sopraffarlo.
L’imputato ha anche precisato di aver smesso di sparare dopo aver sentito urla dalla strada, pensando che Di Giacomo fosse ancora vivo.
Tuttavia, le indagini e l’autopsia raccontano una storia diversa: Di Giacomo sarebbe stato colpito prima al volto e alle spalle, e poi ucciso con quattro colpi alla testa e uno alla mano, probabilmente con il calcio della pistola.