Brindisi, componenti non sicuri per aerei Boeing: rischiano il processo 7 persone e 2 società

Per risparmiare sui costi d’acquisto delle materie prime, avrebbero utilizzato leghe di alluminio difformi da quelle previste nei progetti e titanio puro al posto della lega di titanio richiesta per realizzare i componenti aerei del Boeing 787 Dreamliner (che il colosso americano dell’aerospazio acquistava da Leonardo, che a sua volta aveva affidato le commesse per la produzione a due società brindisine): per questo sette persone fisiche e le due società affronteranno il 13 marzo prossimo l’udienza preliminare davanti al Gup del Tribunale di Brindisi Simone Orazio rispondendo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati che vanno dall’attentato alla sicurezza dei trasporti, all’inquinamento ambientale, alla frode in commercio in danno di Leonardo spa Divisione Aerostrutture e di The Boeing Company Usa.
Quattro degli imputati appartengono allo stesso nucleo famigliare: si tratta di Vincenzo Ingrosso (78 anni, di Brindisi) e dei figli Antonio (53 anni, di Brindisi, già assessore con delega a Industria e Sport nella giunta comunale di Mimmo Consales), entrambi difesi dagli avvocati Francesca Conte e Giovanni Montagna del Foro di Lecce, Alberto (37 anni, di Brindisi) e Alessandro (48 anni, di Brindisi) questi ultimi difesi dall’avvocato Massimo Manfreda del Foro di Brindisi. Gli altri tre imputati sono Domenico Salamino (46 anni, di San Vito dei Normanni), difeso dall’avvocato Alberto Magli del Foro di Brindisi; Salvatore D’Isanto (43 anni, di Brindisi) Sirio Virgilio Zecchini (38 anni, di Brindisi), anch’essi difesi dall’avvocato Montagna.
Le due società coinvolte sono la Processi Speciali s.r.l. (PS), sottoposta a fallimento, con sede legale e stabilimento a Brindisi, difesa d’ufficio dall’avvocato Pier Paolo Zaccaria di Brindisi, e la Manifacturing Process Specification s.r.l. (MPS), sottoposta ad amministrazione giudiziaria, con sede a Lecce e stabilimento a Brindisi, che si è affidata agli avvocati Francesco Vergine e Maria Antonietta Martano, del Foro salentino. Entrambe rispondono ai sensi del decreto legislativo 231/2001, che disciplina la responsabilità amministrativa degli enti, delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica.
A conclusione di due indagini lunghe e complesse, una delle quali delegata al Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza e l’altra, per gli aspetti connessi ai reati ambientali, alla Squadra Mobile della Questura (indagini confluite poi in un unico fascicolo), il Procuratore reggente della Repubblica di Brindisi Antonio Negro e il sostituto Giuseppe De Nozza hanno chiesto il rinvio a giudizio ipotizzando a carico degli imputati i reati gravissimi per i quali il giudice Orazio, al netto di eventuali richieste di accesso a riti alternativi, dovrà decidere se disporre il rinvio a giudizio e, quindi, il dibattimento.
Le posizioni più complicate appaiono quella del capofamiglia Vincenzo Ingrosso e del figlio Antonio, ritenuti dall’accusa artefici della costituzione e della organizzazione del sodalizio criminale a cui si sono poi associati gli altri due figli, Alessandro e Alberto, nonché Domenico Salamino.
Vincenzo Ingrosso, in particolare, avrebbe dato vita all’associazione prima in qualità di amministratore unico della Processi Speciali e di responsabile della produzione meccanica della componentistica aeronautica destinata al Boeing 787 (sino al 15 novembre 2018, data della dichiarazione di fallimento della stessa società) e poi, a partire dal 6 giugno 2017 (data della stipula del contratto di fitto del ramo d’azienda MECCANICA dalla Processi Speciali alla Manifacturing Process Specification, costituente prosecuzione della prima) e sino al 24 maggio 2021 (data del sequestro preventivo dei compendi aziendali di entrambe le società per reati fallimentari), in qualità di direttore della produzione meccanica, da parte della MPS, della componentistica aeronautica destinata al Boeing 787. Ruoli di spicco nelle due società rivestiva anche Antonio Ingrosso, accusato prima come responsabile commerciale della Processi Speciali e successivamente come amministratore unico della Manifacturing Process Specification. I fratelli Alessandro e Alberto avrebbero partecipato all’associazione rispettivamente come responsabile degli acquisti dei metalli destinati alla produzione meccanica della componentistica aeronautica destinata al B 787 prima della PS e successivamente come responsabile degli acquisti della MPS dei metalli destinati allo stesso programma (Alessandro) e come responsabile della produzione meccanica della componentistica aeronautica per MPS (Alberto). Delicato anche il ruolo di Domenico Salamino, responsabile della qualità della produzione meccanica della componentistica aeronautica prima per la PS (sino all’anno 2018) e, successivamente, sino al 31 agosto del 2020, per la MPS.
Tutti e cinque rispondono di frode nell’esercizio del commercio per aver prodotto e consegnato a Leonardo s.p.a (originariamente Finmeccanica s.p.a.), diversamente da quanto pattuito nel contratto concluso nel 2016, almeno 4829 componenti in titanio commercialmente puro invece che nella lega di titanio TI 6AL 4V, sequestrati, campionati e risultati non conformi, nonché almeno 1158 componenti prodotti in lega di alluminio non certificato, anch’essi sequestrati, campionati e risultati non conformi. Le stesse condotte sono però censurate dalla Procura anche ai sensi della norma che disciplina il delitto di attentato alla sicurezza dei trasporti, in quanto i componenti prodotti (in particolare i raccordi di collegamento delle travi che sorreggono il pavimento passeggeri agli organi portanti della fusoliera del Boeing 787), per i quali veniva fornita attestazione di conformità alle specifiche di progetto, avevano proprietà di resistenza strutturale, sia statica che a fatica, largamente inferiori a quelle richieste dalla società americana a cui, per il tramite di Leonardo, erano destinati (tanto da indurre la Boeing ad attivare una campagna straordinaria di manutenzione degli aeromobili coinvolti e la Leonardo a smarcarsi dalla società subfornitrice, ovvero la brindisina MPS, e a dichiararsi parte lesa tanto quanto il colosso statunitense, nei confronti del quale non intende sobbarcarsi oneri di alcun tipo).
A Vincenzo Ingrosso e al figlio Antonio viene inoltre contestata dalla Procura un’illecita attività di gestione di rifiuti, più in particolare di trasporto, smaltimento e scarico non autorizzato di rifiuti liquidi speciali pericolosi, in quanto padre e figlio avrebbero messo in atto una serie di sversamenti di rifiuti pericolosi in cisterne ed in alcuni terreni della zona industriale di Brindisi, rifiuti che derivavano dai processi chimici, elettrochimici e meccanici del trattamento dei metalli. I due Ingrosso rispondono anche di inquinamento ambientale in concorso con i due dipendenti della MPS D’Isanto e Zecchino, che agivano sotto i loro ordini e le loro direttive come esecutori materiali del reato, per aver contaminato il suolo e il sottosuolo dei terreni in cui avvenivano gli sversamenti con cromo, cromo esavalente (sostanza tossica per l’ambiente e cancerogena di livello 1 per l’uomo, con un ‘elevata solubilità nella matrice acqua), rame, zinco, stagno e idrocarburi (con conseguente capacità delle due matrici ambientali inquinate di generare percolato altamente inquinante) nonché le acque sotterranee con mercurio, boro, antimonio, arsenico, cromo totale, nichel, piombo, cromo esavalente, rame, zinco, manganese, ferro e cloruri nonché, infine, la vegetazione con rame, zinco e piombo.
Infine, le ultime due ipotesi di reato per cui la Procura di Brindisi procede riguardano la Manifacturing Process Specification e la Processi Speciali, alle quali viene contestato di non aver adottato, prima della commissione di tali reati contestati alle persone fisiche un modello di organizzazione e di gestione idoneo a prevenirli.
Parti offese nel procedimento sono state ritenute Leonardo s.p.a.; The Boeing Company U.S.A.; Febo s.p.a. (la società nei cui terreni, confinanti con la MPS, è avvenuto lo sversamento illecito di rifiuti pericolosi); il Comune di Brindisi; la Provincia di Brindisi; la Regione Puglia; il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Tutte le società e gli enti potranno costituirsi parte civile entro la data dell’udienza, fissata per il prossimo 13 marzo.