Brindisi, minicellulare nel carcere: meno di 7 centimetri per 41 detenuti

Meno di sette centimetri di lunghezza, doppia scheda sim e una batteria che dura giorni: il microcellulare Nokia di colore nero scoperto dietro una piastrella della cella numero 10 della casa circondariale di Brindisi era diventato un telefono di comunità, quella carceraria.
Sarebbero stati ben 41 i detenuti che lo hanno utilizzato, in maniera ovviamente illegale, dall’1 marzo all’11 dicembre 2023, giorno in cui la polizia penitenziaria lo scoprì nella cella occupata da Davide Di Lena, Francesco Valentini, Antonino Coffa e Gervasio Del Monte.
I quattro, insieme ad altri 37 reclusi all’epoca nella casa circondariale di via Appia, sono indagati per un reato specifico: accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. Pena prevista, da uno a quattro anni di reclusione.
Una volta sequestrato il minitelefono, dotato di una serie di schede sim oltre che del fondamentale cavo caricabatterie, la Procura ha acquisito tutti i tabulati telefonici, risalendo così non solo ai detenuti che in quei mesi lo hanno utilizzato, ma individuando anche i destinatari delle telefonate, non solo propri familiari. Fondamentale è stato il lavoro della Polizia Penitenziaria che da tempo ha aumentato i controlli sia nelle celle che lungo il muro perimetrale, dove, utilizzando droni, sono sempre più frequenti i tentativi di introdurre in carcere telefonini e droga.