
Un 23enne è stato condannato a quattro anni e due mesi di reclusione nel processo celebrato con rito abbreviato dal Giudice Simone Orazio del Tribunale di Brindisi per aver commesso atti sessuali con una ragazzina minore di 14 anni: il giovane è stato inoltre interdetto dagli uffici pubblici per cinque anni e interdetto in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela ed all’amministrazione di sostegno, nonché da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado e da ogni ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori. Dovrà anche risarcire la ragazzina, all’epoca dei fatti 13enne, per il danno procuratole, da liquidarsi in sede civile.
Nel processo erano coinvolti anche i genitori della 13enne, sui quali pendeva l’accusa di aver favorito i rapporti sessuali della figlia con l’imputato, allora 21enne, accusa dalla quale sono stati assolti per non aver commesso il fatto.
La contestazione della Procura della Repubblica di Brindisi era basata sulla circostanza che i due ospitassero regolarmente il 21enne nella loro abitazione di Ceglie Messapica “consentendogli di dormire unitamente alla minore e manifestando il desiderio di volere un nipote” e, così facendo, consentissero alla minore di intrattenere rapporti sessuali con il 21enne. Il magistrato ha tuttavia ritenuto che non vi fosse prova di tanto, assolvendo padre e madre della ragazzina.
Marina Poci
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