A Brindisi e nei comuni della provincia chiamati alle amministrative si voterà il 14 e 14 maggio prossimi, con ballottaggio due settimane dopo. Lo ha stabilito ieri sera il Consiglio dei ministri.
di GIANMARCO DI NAPOLI
Il ganglio della politica brindisina, quello da cui dipende in questo momento la strategia di tutti gli altri schieramenti e di conseguenza dei candidati sindaco alle prossime elezioni amministrative, è rappresentato dalla celebrazione o meno del matrimonio tra il Pd e il Movimento Cinque Stelle. A Brindisi si tratta di un’operazione molto più complessa che altrove, nonostante sia questa la strada tracciata pubblicamente da Giuseppe Conte e prima ancora da Michele Emiliano, in ottica regionale, per l’election day che è stato fissato per il 14 e 15 maggio, quindi tra due mesi e mezzo.
Il segretario cittadino del Pd, Francesco Cannalire, forte della sua rielezione all’unanimità e dunque con la delega piena alla trattativa, affronta dall’altra parte del tavolo Salvatore Giuliano, l’ex sottosegretario del M5S nominato coordinatore provinciale e preferito alla parlamentare uscente Valentina Palmisano (che probabilmente correrà come candidato sindaco nella sua Ostuni nelle amministrative che potrebbero svolgersi già a maggio se non verrà prorogata la presenza dei commissari straordinari).
Il Pd ha un vincolo che dovrebbe rappresentare la sua forza ma che nello stesso tempo appare anche la sua debolezza. Ha sostenuto sino alla fine del mandato il sindaco Riccardo Rossi e dunque non avrebbe alcuna ragione per non riproporlo per altri cinque anni. Rossi dal canto suo ha già più volte confermato di essere intenzionato ad andare avanti, sostenuto anche dal suo movimento (Brindisi Bene Comune) e dalle sue civiche.
Quindi Cannalire si siede su un lato di quel tavolo portando già un nome per l’unico candidato che può proporre nell’eventuale alleanza con il M5S: Rossi e nessun altro.
Dall’altro lato del tavolo, Giuliano rappresenta quello che è ormai divenuto a tutti gli effetti un partito che rivendica, con motivazioni che paiono legittime per altro, di poter indicare un proprio questa volta candidato sindaco, forte dei consensi riscossi a Brindisi alle ultime amministrative. E anche nella consapevolezza che in un tandem a trazione Pd i grillini potrebbero perdere parecchi pezzi tra i militanti meno moderati. Ancor più se al manubrio del tandem fosse seduto Rossi che in questi anni non solo avuto il M5S all’opposizione ma che non è riuscito a costruire con i suoi rappresentanti locali una linea di dialogo neanche quando Emiliano ha tracciato la strada dell’alleanza a livello regionale.
Giuliano quindi incontra Cannalire anch’egli a sua volta con un nome preciso e inderogabile: l’avvocato Roberto Fusco, vicepresidente nazionale dell’Unione Nazionale delle Camere Civili, ma soprattutto forte del suo 30 per cento ottenuto alle recenti Politiche, che lo ha portato a sfiorare lo scranno al Senato. Fusco, che per altro ha un ottimo rapporto con Michele Emiliano, ha già dato la propria disponibilità a candidarsi da oltre un mese. E a quanto pare sarebbe disposto a farlo anche nel caso in cui l’alleanza con il Pd non andasse in porto e i grillini corressero da soli.
E’ abbastanza chiaro che Cannalire non accetterebbe mai di scaricare il sindaco uscente, e da lui sostenuto cinque anni, per piegare il partito sulla candidatura di Fusco. Con quali motivazioni potrebbe farlo? Sarebbe possibile solo se Rossi facesse un passo indietro, evento che pare altrettanto improbabile con Fusco dall’altra parte
La terza possibilità potrebbe essere che sia il Pd che il M5S ritirino il proprio candidato e spunti fuori un terzo nome sul quale convergere.
E qui torniamo alla vicenda iniziale del ganglio. E’ evidente che un’alleanza di centrosinistra tra i due partiti principali costituirebbe un volano per il riavvicinamento di altre componenti progressiste e alcuni esuli noti del Pd che vi hanno fatto rientro recentemente ma che sono dichiaratamente distanti da Rossi: da Enzo Casone a Cristiano D’Errico. Così come anche potrebbe riavvicinare sulla sponda grillina chi negli ultimi anni ne ha preso le distanze. Insomma se questo matrimonio sarà celebrato con un candidato unitario ci sono buone possibilità che esso arrivi almeno al ballottaggio e gli altri poli dovranno necessariamente serrare le fila per ritrovare quell’unità smarrita senza la quale rischierebbero una sconfitta come nel 2018. Viceversa, se i due partiti si presenteranno separati e con altrettanti candidati sindaco, questa situazione potrebbe legittimare la frammentazione in corso sia al centro che nel centrodestra, determinando un esubero di candidati o aspiranti tali e di liste.
Ecco perché nessuno sugli altri fronti si muove, prima di capire cosa farà il centrosinistra.
Questo non significa che nel caos totale che precede l’imminente campagna elettorale ci sia immobilismo. Tutt’altro. In realtà c’è un’attività cinetica persino eccessiva.
Diciamo subito una cosa. Al momento non è possibile mettere un paletto preciso, e questa è l’altra caratteristica di questa strana vigilia elettorale, tra i due schieramenti di centro e di centrodestra che sono ancora molto fluttuanti, con contaminazioni in un senso e nell’altro.
Partiamo dalla proposta avanzata qualche settimana fa da Mauro D’Attis, plenipotenziario di Forza Italia, di candidare Pino Marchionna: un’idea suggestiva quella di riportare in piazza Matteotti il sindaco dell’acccoglienza agli albanesi 33 anni dopo. E che ha dato il primo vero scossone. Ma che non ha trovato l’unanimità sperata nel centrodestra: oltre a Forza Italia lo sosterrebbero Claudio Niccoli con la sua Idea per Brindisi e Roberto Quarta che non rappresenta tutta Fratelli d’Italia, ma solo il circolo Atreju. Per la Lega è “ni”, per Massimiliano Oggiano e per il coordinatore cittadino di FDI, Cesare Mevoli e per il resto del partito è no. Oggiano è convinto di potersi candidare lui a sindaco e di far convergere intorno al suo nome altre risorse. Ma in questo senso nessuno ha confermato.
A differenza di Rossi e Fusco, Marchionna non accetterebbe mai di tornare in campo senza avere l’intera coalizione di centrodestra di supporto. E quindi, a meno che le ambizioni di Oggiano non vengano ridimensionate da un intervento di Raffaele Fitto (che fino a questo momento ha preferito restare fuori dalla disputa), l’ex sindaco declinerà l’offerta di D’Attis.
A sparigliare ancor di più le carte, e qui viene fuori tutta l’estrema fluidità che esiste tra i centristi e il centrodestra, ci ha pensato Toni Muccio (ex consigliere di Noi Centro) che ha ipotizzato la candidatura di Pietro Guadalupi, giovane ex presidente del Consiglio comunale nella giunta Carluccio. Guadalupi potrebbe fare al caso proprio dei centristi che con Fabiano Amati (Azione) e il Pri degli Antonino stanno cercando di far quadrare un polo molto ibrido con componenti chiaramente di sinistra, Amati appunto, ma anche gli ex M5S Gianluca Serra, Tiziana Motolese e Gianluca Bozzetti, con chi proviene dalla destra. E Pietro Guadalupi non solo proviene da quel fronte, ma viene considerato da sempre un uomo di Fitto.
La virata su Guadalupi potrebbe essere un colpo a effetto dopo che non ha raccolto grandi consensi la disponibilità espressa da Carmela Lomartire. E una possibile candidatura di Francesco Silvestre è abbastanza improbabile visto che l’avvocato sta lavorando soprattutto nel retrobottega (insieme a Serra) per dare all’ibrido centrista un programma comune.
Su tutto ciò incombe la mina vagante Lino Luperti il cui destino sembra essere quello dell’isolamento, forse più vittima del personaggio che egli stesso si è voluto cucire addosso piuttosto che della scomoda eredità anagrafica che si è ritrovato a gestire, suo malgrado. Luperti la politica la mastica bene e i voti che. più lui che il movimento che rappresenta (Regione Salento) .è in grado di raccogliere potrebbero incidere in maniera importante se si dovesse arrivare alle urne con gli schieramenti così maldestramente frammentati.
Insomma, finora, scarta fruscio e prendi primera.