
Si è aperto oggi, 13 maggio, dinnanzi alla Corte d’Assise di Brindisi presieduta da Maurizio Saso (a latere Ambrogio Colombo) il processo nei confronti di Adamo Sardella, il 55enne brindisino imputato per l’omicidio volontario, aggravato dai futili motivi, della cognata Irene Margherito, 47 anni, uccisa a colpi di pistola il 26 maggio 2024 sulla complanare della Statale 7 fra Brindisi e Mesagne, del tentato omicidio del compagno della donna e di porto abusivo di arma da fuoco.
Sardella, detenuto presso il carcere di Brindisi e difeso dagli avvocati Vito e Giacinto Epifani, era presente in aula.
Nel corso dell’udienza sono stati ammessi i mezzi di prova, documentali e testimoniali, richiesti dalla Procura, rappresentata dai PM Paola Palumbo e Mauron Gallone, dai legali delle parti civili e da quelli dell’imputato.
In particolare, la Procura ha chiesto l’esame dell’imputato e degli investigatori che hanno compiuto le indagini, e di acquisire il cd con le immagini e l’audio dell’omicidio (registrati da due telecamere di videosorveglianza) e l’audio della telefonata dell’imputato al 118, avvenuta immediatamente dopo l’omicidio. La PM Palumbo ha anche chiesto di estrarre copia forense di sei utenze cellulari, della relazione di servizio degli operatori del 118 e degli atti relativi alla donazione degli organi di Irene Margherito.
Le parti civili, ovvero i famigliari della vittima, hanno nominato come consulente di parte la criminologa Roberta Bruzzone per confutare gli eventuali esiti della consulenza psichiatrica richiesta dalla difesa con i propri esperti. L’avvocato Epifani ha infine chiesto la trascrizione integrale della messaggistica estratta da WhatsApp, sia vocale che scritta.
Domenica 26 maggio 2024, attorno alle 13:30, la famiglia Margherito-Sardella si ritrovò sul piazzale antistante l’azienda PolyCristalLine, nei pressi della Cittadella della Ricerca, sulla complanare della SS7 (Brindisi-Mesagne). La vittima, vedova e madre di due figli, era arrivata a bordo di una Nissan Juke insieme al suo nuovo compagno, Cosimo Franco Acquaviva. Dall’altra parte, Adamo Sardella, cognato di Irene e fratello del marito deceduto circa dieci anni prima, si era presentato con la propria Volkswagen Golf, guidata dal figlio della vittima, inconsapevole delle intenzioni dello zio.
Secondo la ricostruzione della polizia di Mesagne – coordinata nelle indagini
dalla PM Paola Palumbo – tra i due cognati esistevano rancori di lunga data, alimentati dalla decisione di Irene di ricostruirsi una vita sentimentale dopo la vedovanza.
L’incontro, presentato come un chiarimento, degenerò in pochi istanti: Sardella sarebbe sceso dall’auto impugnando una pistola calibro 7,65 Ruby Victoria, con matricola abrasa, e avrebbe esploso tre colpi verso il lato passeggero della Juke. Un proiettile raggiunse la nuca di Irene Margherito, che restò gravemente ferita e morì all’ospedale Perrino di Brindisi il giorno successivo. Il compagno riportò solo lievi ferite, perché l’arma si era inceppata al secondo tentativo di sparare.