
Un tentativo di strangolamento ai danni di un agente di Polizia Penitenziaria è stato messo in atto nella serata di ieri, 14 aprile, nel carcere di Trani, da parte del barese Giovanni Cassano, 37 anni, detenuto con problemi psichiatrici, fratello del calciatore Antonio: Cassano, mentre si stava dirigendo in infermeria accompagnato dal poliziotto, lo ha aggredito alle spalle. Il militare ha perso i sensi e, accasciandosi, ha sbattuto la testa al cancello di ferro della cella, riportando una ferita lacero-contusa giudicata guaribile in due settimane.
La notizia è stata diffusa da Federico Pilagatti, segretario nazionale del sindacato SAPPE, che ha dichiarato: “Non sappiamo cosa sarebbe potuto accadere se non fossero intervenuti gli altri poliziotti in soccorso dello sfortunato collega, ma sicuramente siamo andati molto vicino alla tragedia. Ma veramente l’amministrazione penitenziaria sta aspettando che ci scappi il morto prima di prendere provvedimenti? Il SAPPE dice basta a questo menefreghismo della politica che tratta le carceri come discarica sociale ove mettere insieme detenuti pericolosi, con seri problemi psichiatrici, con gravi situazioni di tossicodipendenza. In questo contesto la polizia penitenziaria si trova tra l’incudine ed il martello quale agnello sacrificale che paga tutte le inefficienze e le contraddizioni di un sistema penitenziario ormai allo sbando”.
Cassano è detenuto con fine pena al 2036 per furti, rapine e ricettazioni ed è già noto per aggressioni nelle diverse carceri pugliesi in cui è stato prima di arrivare a Trani.
Nella nota diffusa il sindacalista ha rinnovato ai vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria la richiesta che i detenuti con problemi psichiatrici vengano spostati dalle carceri in strutture dedicate, ove possono essere curati e gestiti nel rispetto della legge; che vengano adottati urgenti provvedimenti affinché i violenti vengano puniti così come prevede la legge (quasi mai mai applicata dal DAP); che si provveda all’invio urgente di poliziotti presso il carcere di Trani e a riportare il sovraffollamento del penitenziario tranese ai livelli degli altri penitenziari italiani.
Marina Poci
(immagine di repertorio)