di Lucia Pezzuto per IL7 Magazine
Ha sulle spalle un secolo di storia la ex caserma Ederle, ma nessuno lo sa. Nascosta dietro un alto muro di cinta in via Castello, nel cuore del centro storico di Brindisi, questo luogo dimenticato per anni , è rimasto preda del tempo e dell’incuria. Qui, dove tutto si è fermato mezzo secolo orsono, tanto è trascorso dalla sua dimissione, la vegetazione ha invaso ogni angolo. La caserma in origine occupava per intero tutto l´isolato, perfettamente rettangolare, delimitata da quattro strade: via Castello, via Cittadella nuova, viale dei Mille e viale della Libertà, anche se quest’ultima all’epoca non esisteva ancora ed era una strada interna alla Marina Militare, cosí come lo era anche l´attuale Viale dei Mille. La caserma un tempo conteneva anche il palazzo del Presidio Militare. L’intera area, stabile compreso, in origine apparteneva al Demanio dello Stato, ma lo scorso febbraio la stessa caserma, assieme ad altri 27 beni immobili, è stata definitivamente ceduta al Comune di Brindisi affinchè la possa valorizzare e le possa dare una nuova destinazione d’uso.
Dietro il vecchio cancello arrugginito ci sono sterpaglie ovunque, gli alberi sono cresciuti a dismisura e a ben guardare qui sembra una giungla. E’ difficile immaginare che un tempo fosse tutto pulito e ordinato. Quello che doveva essere un piazzale d’armi è oggi un grande campo incolto, i rovi dei cespugli si intrecciano coprendo ogni cosa ma basta costare qualche groviglio di piante per scoprire che forse di quell’antica caserma qualcosa è rimasto. Proprio a ridosso dell’ingresso, appena superato il cancello, sulla sinistra , c’è una sorta di portineria . Sulla parte esterna una lastra di marmo conserva ancora frammenti di un testo, forse un monito o una dedica. Non è leggibile , perché gran parte delle lettere sono cadute, si sono perse. Si legge la parola “tenente” , “forza” e “ferito”. Forse si racconta la storia di quella caserma nata nel 1919 e intitolata a Carlo Ederle, maggiore di artiglieria nato a Verona nel 1892 e morto sul Piave nel 1917, medaglia d´oro al valor militare nella prima guerra mondiale. Era la caserma della Sezione di Br. del Deposito Territoriale di Trani, sotto il Comando Militare di Zona di Bari, tutti dipendenti del Comando Territoriale Sud di Napoli. Qui vi erano magazzini di armi, materiali e vestiario per i richiamati in caso di necessità.
In realtà la caserma nasce come deposito di artiglieria dell’esercito strettamente collegato a un altro deposito, quello di Restinco che oggi è diventato sede del Reggimento San Marco. La caserma all’epoca no contava più di una ventina di soldati ed era gestita da un tenente colonnello. Vi lavoravano, oltre al Comandante (detto anche Capo Sezione), sottufficiali e impiegati e operai civili
Qui i soldati oltre a custodire le armi si allenavano anche al tiro assegno. La truppa, militari di guardia e addetti ai lavori consumavano i pasti al Castello, ospiti del Comando M.M.
Sul piazzale si affaccia un primo immobile il cui ingresso è costituito da un enorme portone in legno. Oltrepassato questo ci si ritrova in un unico ambiente, enorme, dal soffitto altissimo. Le travi rosicchiate dal tempo sembrano essere sul punto di cedere, i muri sono stati imbrattati dalle scritte dei vandali, per terra cocci di vetro e masserizie di ogni tipo. E’ evidente che in questi anni più di qualcuno sia riuscito ad introdursi all’interno della struttura e a demolirla ancora di più di quanto non abbia fatto il tempo e l’incuria. Il manufatto ha una forma di “T” perché proseguendo sulla sinistra si può scorgere un secondo piazzale diviso dal primo da una struttura posta in perpendicolare e che si collega a quelli che un tempo erano uffici e stanze per la rimessa delle armi. Su alcune porte sono ancora visibili le targhe : “Mag. Casermaggio”, “Manutenzione armi”. Nella seconda area della caserma oltre al piazzale e al manufatto emerge dietro una fitta colte di piante e alberi lo scheletro di una struttura di cui restano solo le parti in metallo, un metallo arrugginito che ha la forma di un tetto. Sembra un sorta di capannone, o meglio, quel che resta di un capannone stile liberty. Su questo piazzale si affaccia un secondo portone, un altro ingresso alla caserma.
L’area dell’intera struttura è piuttosto vasta e fa specie che per anni nessuno si sia interrogato su cosa ci fosse oltre quelle mura che circondano un intero isolato. La caserma Ederle , benché nel fiore dei suoi anni fosse solo un deposito di armi in realtà era di fatto una base di appoggio per una struttura militare ancora più grande e imponente, il cosiddetto “Ammiragliato” datato 1929. Qui nella palazzina alloggiò il Re Vittorio Emnanuele III° durante il periodo del suo soggiorno a Brindisi dopo l´8 settembre 1943 durante i mesi in cui Brindisi fu la capitale d´Italia . Della caserma Ederle ne parla anche Gianfranco Perri in un articolo pubblicato sul quotidiano SenzaColonne del 17 febbraio del 2012, descrivendola così: “La costruzione bassa a forma di capannone con il tetto a due spioventi sulla sinistra della foto invece, esiste ancora completamente fatiscente e da molti anni abbandonata: appartenne alla caserma Ederle ed occupa tutto il lato Nord di Via Castello, tra Via Rodi e Via Cittadella nuova . Quella costruzione bassa ha anche un secondo lato contiguo, tipologicamente uguale e disposto perpendicolarmente, occupando ancora oggi tutto il lato ovest di Via Cittadella nuova, tra Via Castello e Viale dei Mille e, ad angolo tra Via Cittadella nuova e Viale dei Mille, c´é il Circolo ricreativo della Marina”.
Perri nel suo articolo racconta anche un episodio legato alla seconda guerra mondiale: “ Esattamente in quello stesso angolo, fino a tutta la seconda guerra mondiale, era invece posizionata la garitta del sentinella e, me lo raccontava mia madre, il sentinella era puntualmente presente al suo posto anche durante quella tragica notte brindisina tra il 7 e l´8 novembre del 1941, mentre infuriavano i bombardamenti inglesi: le bombe cadevano in quell´area con sempre maggiore insistenza ed una signora anziana che viveva al piano rialzato dell´edificio con gli archi che si affacciava, e si affaccia ancora, su Via Santa Aloy a pochissimi metri da quell´angolo, scorgendo dalla sua finestra socchiusa il soldato, cominció a chiamarlo ingiungendogli di venir fuori dalla garitta e di rifugiarsi nel portone dell´edificio, molto piú solido ed un pó meno esposto alle bombe. Il sentinella non volle muoversi e la signora dopo ripetuti quanto inutili richiami, scese per strada, andó alla garitta e materialmente trascinó il soldato fuori fino a farlo rifugiare nel portone dell´edificio. Erano trascorsi pochi minuti da quel momento quando una bomba centró in pieno la garitta: non ricordo il nome di quell´anziana signora, ne mai seppi quello del giovane soldato”.
La Ederle fu anche una caserma di cavalleria: “Me li ricordo bene i cavalli, dal balcone di casa li osservavo ogni mattina- racconta Perri – con i soldati che li facevano uscire dalle stalle e li portavano a bere nel beveratoio al centro del cortile, e poi li facevano passeggiare un pó”. La caserma Ederle dal 1976 al 1982, è stata sotto il comando del Tenente Colonnello Sauro Toffi , che abitava con la sua famiglia in un appartamento adiacente alla caserma, al civico 6. Il figlio, Sandro Toffi, noto imprenditore del mondo dello spettacolo, ricorda gli anni della sua infanzia trascorsi in quella caserma arrampicandosi sui tetti. “Di tetto in tetto raggiungevo le case dei miei amici- racconta- e il presidio militare che un tempo confinava con la caserma, una enorme costruzione militare diroccata e demolita intorno agli anni ’70. Ci chiamavano presidiani, perché giocavamo nel presidio militare”.