
Di Marina Poci per il numero 396 de Il7 Magazine
Salvati dal decorso del tempo: un uomo e una donna di Ceglie Messapica, fratelli, di 48 e 47 anni, sono stati graziati da una pena che il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Taranto aveva quantificato in tre anni di reclusione perché i reati di cui erano accusati (tentata truffa, falso e ricettazione), commessi nel 2013, si sono estinti per intervenuta prescrizione. I due, ritenuti responsabili di avere falsificato due numeri di un biglietto del Gratta&Vinci Maxi Miliardario per poter incassare il jackpot di dieci milioni di euro, erano a processo presso il Tribunale jonico insieme ad un 52enne di Martina Franca, la cui posizione, stralciata per effetto della richiesta di rito abbreviato, è già stata definita con una condanna.
I due fratelli cegliesi avrebbero realizzato la “quasi truffa” con la complicità del martinese, reo di avere stabilito il contatto con il notaio presso cui intendevano depositare il biglietto contraffatto in attesa di poter incassare la vincita.
L’uomo e la donna, esaminati in dibattimento sulle circostanze della vicenda, hanno raccontato di avere acquistato presso una tabaccheria quattro biglietti del gioco di lotteria istantanea Maxi Miliardario (al costo, non proprio economico, di 20 euro ciascuno), mancando la vittoria per soli due numeri. Inizialmente, delusi per il risultato, avevano stracciato il titolo di gioco. Tuttavia, ad una più attenta riflessione, non volendo rinunciare al sogno di diventare milionari, hanno raccolto i frammenti del biglietto per poi ricomporlo con un raffazzonato copia-incolla mediante pezzetti di scotch, sostituendo i due numeri perdenti con i due numeri vincenti nella sezione maxi bonus (quella che consente di moltiplicare per dieci la vincita): un tentativo piuttosto maldestro di raggirare – in maniera “artigianale” – un sistema informatico estremamente sensibile, progettato per rilevare ogni minima irregolarità e certamente in grado di smascherare una contraffazione messa in atto con una tecnica così poco sofisticata. Scontato che, al livello massimo di controllo, sia stato individuato quel biglietto che, forse, persino già ad un attento occhio nudo sarebbe potuto apparire taroccato.
Del rigore dei controlli che l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli predispone per proteggere l’integrità dei giochi e delle lotterie è stato dato atto in aula attraverso la testimonianza di un tecnico specializzato di Lotteria Italia, il quale ha chiarito che i sistemi di controllo di autenticità e validazione dei titoli, specialmente in contesti come lotterie o giochi a premi, siano diventati col passare del tempo sempre più precisi e penetranti, anche per contrastare una parallela crescita di “sofisticazione” nell’arte della contraffazione.
Attualmente di validare le vincite si occupa una società statunitense: per garantire il più alto livello di sicurezza e integrità del processo di verifica, vengono utilizzati algoritmi molto raffinati, capaci di riconoscere le varie combinazioni associate a ogni tagliando e di rilevare immediatamente la minima anomalia. È questo il motivo per cui la sequenza di sette cifre creata con il copia-incolla, risultando del tutto inedita al sistema, è stata chiaramente riconosciuta come estranea alla combinazione originale. Tutto ciò è emerso nel corso di un’istruttoria lunga e articolata, al termine della quale, tuttavia, il Giudice ha dovuto emettere sentenza di non doversi procedere in quanto tutti i reati contestati si sono estinti per prescrizione. Sfumati i dieci milioni di euro, grazie ai progressi tecnologici in grado di prevenire le frodi e assicurare la legittimità delle vincite. Ma sfumata anche la (più che probabile) condanna, grazie alla cara vecchia rinuncia dello Stato a far valere la propria pretesa punitiva, in considerazione del tempo trascorso dalla commissione del reato.