Clelia Ditano: sospesi dall’esercizio della professione amministratore di condominio e tecnico ascensorista

Nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Clelia Ditano, la giovane fasanese precipitata nel vano ascensore la notte tra il 30 giugno e l’1 luglio, inchiesta nella quale la Procura di Brindisi procede per omicidio colposo nei confronti di quattro persone, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi ha emesso un’ordinanza di applicazione della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali e imprenditoriali della durata di un anno per l’amministratore del condominio di proprietà Arca Sud Salento in cui la giovane viveva con i genitori e per il responsabile tecnico della società di manutenzione degli ascensori. La misura è stata notificata nella serata dello scorso 22 luglio dai Carabinieri della Stazione di Fasano.
Nel provvedimento cautelare è evidenziata, allo stato, la sussistenza di gravi indizi a carico degli indagati perché ritenuti responsabili, ciascuno nelle vesti di rispettiva competenza, di “grave negligenza, imprudenza, imperizia ed inosservanza della normativa e degli obblighi contrattuali posti a base della regolare manutenzione dell’impianto ascensore del condominio” per non aver impedito che la giovane, uscita dal proprio appartamento e direttasi verso la porta dell’ascensore per raggiungere il piano terra, trovandola apribile perché guasta, cadesse nel vuoto ed impattasse sul tetto della cabina ascensore ferma al piano terra. I due avrebbero omesso “scientemente di effettuare le necessarie riparazioni ovvero di mettere in sicurezza l’ascensore e comunque di inibire l’uso dello stesso a fronte della più volte accertata difettosità della chiusura delle porte dei piani”.
A breve saranno svolti gli interrogatori di garanzia degli indagati, che potranno difendersi ed offrire la loro eventuale versione dei fatti.
Intanto, l’11 luglio, è stata svolta l’autopsia sul corpo della ragazza: Domenico Urso, il medico legale incaricato dalla PM della Procura della Repubblica di Brindisi Livia Orlando, avrebbe accertato che la giovane è morta sul colpo a causa della gravissima lesione encefalica riportata in seguito all’impatto con il tetto della cabina. In ogni caso, i risultati dell’esame saranno sul tavolo della magistrata tra 60 giorni da oggi.
Sono inoltre stati disposti altri due accertamenti: il primo sullo smartphone della ragazza, che sarà svolto dall’ingegnere Sergio Civino, per ricostruirne gli ultimi momenti di vita, e il secondo sull’impianto, affidato all’ingegnere Massimiliano Bursomanno, al fine di accertare le cause del malfunzionamento che ha provocato l’apertura della porta dell’ascensore nonostante la cabina non si trovasse al piano.
La giovane era rientrata a casa per lasciare la borsa, con l’intenzione di scendere nuovamente per fare quattro chiacchiere con gli amici. Uscita dall’appartamento, ha dato dunque per scontato che l’ascensore fosse rimasto al quarto piano, mentre in realtà la cabina, nonostante la porta dell’impianto si sia aperta, era scesa tre piani più giù: la giovane è quindi precipitata nel vuoto, finendo sul tetto dell’ascensore, fermo al primo piano. La mamma di Clelia, Giusy Angiulli, che si sposta su una sedia a rotelle, che sarebbe voluta scendere per portare giù la spazzatura, ha rischiato a sua volta di precipitare allo stesso modo della figlia, ma fortunatamente si è resa conto in tempo dell’assenza della cabina al piano. Per ore nessuno si è accorto di quanto accaduto alla giovane. Soltanto dopo molto tempo, i genitori, allarmati per non averla vista rientrare, hanno provato a chiamarla al telefono: sentendo la suoneria provenire dalla tromba dell’ascensore, il padre ha acceso la torcia del proprio cellulare e ha scorto il corpo della ragazza tre piani più sotto.
Marina Poci
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