I contagi aumentano, ma cresce soprattutto la necessità di posti letto in ospedale. E’ per questo che la Asl di Brindisi ha stilato un piano per l’utilizzo delle strutture sanitarie secondo un criterio “covid” o “no covid”. Si conferma che Ostuni diventerà centro esclusivamente dedicato ai pazienti affetti da coronavirus o con sintomi che ne fanno sospettare il contagio. Lo ha confermato il direttore generale della Asl di Brindisi Giuseppe Pasqualone: la scelta è stata effettuata per le dimensioni della struttura e valutate le competenze presenti: c’è il reparto di pneumologia e posti di sub-intensiva. Saranno riconvertiti gli attuali reparti di medicina, chirurgia e ortopedia. Il Pronto soccorso di Ostuni accetterà solo pazienti con sintomi da Covid, al “Perrino” con percorsi separati, potranno giungere ambulanze del 118 anche per altre urgenze. La Asl ha individuato, poi, l’ospedale “Camberlingo” di Francavilla Fontana come centro no covid, disponibile per la cura di tutte le altre patologie diverse. Sono state indicate inoltre le strutture per pazienti post-covid che hanno superato la fase acuta: il reparto di degenza post Covid di Mesagne a più alta intensità di cure; i reparti di degenza post Covid di Ceglie Messapica, Cisternino e Fasano.
Il sindaco di Ostuni, Guglielmo Cavallo, aveva espresso la propria contrarietà alla trasformazione dell’ospedale di Ostuni in struttura “covid”.
“Ho sentito il direttore generale della Asl – aveva scritto Cavallo in un post su facebook – e il direttore sanitario del nostro presidio ospedaliero e ho rappresentato i miei dubbi sull’efficacia di questa scelta. Ritengo che dedicare l’ospedale di Ostuni ai pazienti Covid, lasci scoperta una vasta area della provincia di Brindisi per le diverse e frequenti necessità legate ad altre patologie. Spero che nelle prossime ore la questione possa essere rimessa in discussione nel tentativo di giungere a conclusioni più razionali. Non posso omettere di evidenziare che i ritardi nella conclusione dei lavori alla nuova ala e la mancata ultimazione anche dei lavori in ortopedia, contribuiscano a rendere sempre meno funzionale il nostro ospedale. Da questo punto di vista, da luglio ad oggi il Sistema sanitario poteva certamente farsi trovare più pronto. Per fronteggiare l’emergenza è sempre più necessario l’avvio delle Usca (Unità Sanitarie di Continuità Assistenziale) fin troppo procrastinato”.