Picchiata e insultata, spesso alla presenza dei figli (a loro volta minacciati e talmente spaventati da essere incapaci di reagire), obbligata a sopportare i comportamenti più svalutanti e costretta ad allontanarsi dalla famiglia di origine: è stata questa, per quarantanove anni, la vita di una 75enne tarantina vessata dal marito in ogni modo possibile, fisicamente e psicologicamente.
Sino a quando questa estate, alla vigilia delle nozze d’oro, la signora ha capito che non è mai troppo tardi per provare a liberarsi dalla cappa del patriarcato, che un’altra vita è possibile e che un’altra storia di sé può essere raccontata. Così si è recata alla Questura di Taranto e ha denunciato il marito, sul quale ora, in attesa del processo, grava un divieto di avvicinamento che coinvolge la donna e i figli avuti insieme a lei.
Aggredita persino mentre era allettata per una frattura al femore e malmenata per un condimento sgradito sulla pasta: la denuncia, ricca degli umilianti dettagli degli abusi e dei maltrattamenti subiti per quasi cinque decenni, ha portato alla luce episodi di inaudita gravità, tali da determinare il gip del Tribunale di Taranto alla misura adottata nei confronti dell’uomo.
La signora è stata accolta in una struttura protetta, nella quale sarà assistita e curata al meglio. Il suo coraggio e la sua dignità, a pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, siano d’esempio per quante, non riuscendo a immaginare una vita diversa, rinunciano a difendersi.
Marina Poci